Diario di un perplesso

Pubblicato il 3 luglio 2017, da Politica Italiana

La perplessità non è un sentimento che si addice alla politica. Perché non aiuta nelle decisioni. Neanche la nostalgia. Perché ti rende prigioniero del passato. Però io da osservatore me lo posso permettere.

Perplessità di fronte ad un sabato che ha visto due iniziative politiche: a Milano Renzi, a Roma Pisapia.

A Milano Renzi in formato solito. L’immagine positiva di un partito di volontari (le magliette gialle ed i giovani). Questo si doveva vedere dietro di lui. Benissimo se fossimo così. Ma abbiamo fatto il congresso e la campagna elettorale. Il pubblico medio non era quello. Era tale che io con la mia età non ero troppo fuori dalla media. E poi il solito messaggio: se le cose non vanno troppo bene è per i nemici interni. Se non ci fossero staremmo molto meglio. In pratica: bisogna che se ne vada qualche altro. Discutere è una perdita di tempo, non siamo più ai tempi (fallimentari) di Prodi, ecc.

A Roma Pisapia. In un luogo simbolico di tante iniziative vincenti nella storia dell’Ulivo. Perciò la nostalgia. Quante volte ho salito le scale del palazzo in Piazza Santi Apostoli per parlare con Prodi o con Parisi (Arturo). Per riunioni appassionate per costruire il nuovo fronte progressista.

Pisapia è un vero gentiluomo. Un uomo per bene. Ma in quella piazza molto passato. Parole un po’ usurate, luoghi comuni di un mondo che non c’è più. La nostalgia appunto più che il clima di un nuovo inizio. Il gusto di poter usare la parola sinistra come espressione di valori e atteggiamenti conosciuti, slogan rassicuranti. Giuliano Pisapia è un mio coetaneo, un bravo sindaco che ha governato una città complessa come Milano. Ma non è né Corbyn, né Sanders, anziani che hanno suscitato speranza ma che comunque nei loro paesi hanno perso…

Perplessità perché da questi due mondi separati che faranno fatica ad incontrarsi emerge un senso di inadeguatezza rispetto alle sfide che si profilano, che sono ben segnalate dai due sondaggi sullo stato delle intenzioni di voto degli italiani pubblicati da Repubblica e dal Corriere. D’accordo, sondaggi sempre meno affidabili, con il voto emotivo e variabile, però se li mettiamo insieme ai risultati veri delle comunali qualcosa ci dicono di preoccupante.

Il PD in un anno perde 4 punti, passando dal 30,2 al 26,3. Peggio fa il M5S che passa dal 32,3 al 26,0. I due maggiori partiti, che avevano incarnato la richiesta di cambiamento degli italiani, in forme diverse, restano forti, ma registrano segni di usura. Deludono un’Italia già delusa.

Forza Italia che appariva morta, trascinata dal declino di Berlusconi, sale al 14,4, guadagnando 3 punti, 2 ne guadagna la Lega salendo al 13,8 e 2 ne guadagna Fratelli d’Italia al 4,7.

Alla nostra sinistra un anno fa c’era un totale di 5 punti, oggi le varie forze (Sinistra Italiana, Campo progressista e soprattutto art.1 MDP mettono insieme un 9,5 di potenziali consensi: abbastanza per fare male al PD, poco per cambiare la politica italiana, perché poi la somma non c’è ancora dal punto di vista politico. Anzi il giorno dopo sono già partiti i distinguo, le critiche, il benaltrismo tutte cose ben conosciute a sinistra. Un po’ diverse le valutazioni del Corriere con M5s avanti al PD e Lega avanti a FI e la sinistra più debole, ma la sostanza è simile.

E poi Gentiloni piace agli italiani più di quanto sembri. Pur in un contesto difficile il gradimento del suo governo è più o meno lo stesso di quello dei tempi del renzismo rampante.

Perplesso perciò. Perché quello che vedo messo in campo a sinistra appare inadeguato a fronteggiare quello che si sta profilando: un ritorno della destra al governo. Illudersi che questo derivi dalle critiche continue a Renzi o che la risposta sia la creazione di un nuovo movimento di nostalgici a sinistra è piuttosto colpevole. C’è qualcosa di strutturale che si va formando nella società italiana rispetto a cui la sinistra non riesce ad organizzare delle risposte convincenti. Di questo dovremmo preoccuparci e molto. Ma so che le analisi critiche non sono gradite.

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2 commenti

  1. Franco Milanese
    3 luglio 2017

    la sinistra oggi non si è ancora chiarita chi dev’essere ma sopratutto cosa dev’essere. Se a questo aggiungiamo che all’interno vi convivono vecchi destrieri con le loro convinzioni e le loro paure di cambiare ( perchè è sempre stato così) e giovani puledri che scalpitano e anche insofferenti ai continui tavoli di lavoro per mediare tutto comprese le virgole senza poi magari non arrivare mai ad una sintesi concreta, ecco che abbiamo le due manifestazioni contemporanee in antitesi quasi l’una dall’altra. IL guaio è che non hanno ancora capito ( o forse si …) cosa chiedono gli italiani e cosa è necessario fare ( questo lo sanno ma non lo fanno mai) e continuano a battagliare per una sedia sempre più alta dalla quale parlare al popolo. Io a questo punto spero tanto che cadano da quella sedia entrambi e magari sbattano la testa così da svegliarsi e magari con intenzioni più di sinistra proseguire questo cammino.


  2. francesco
    4 luglio 2017

    Sono necessarie e aiutano alla lunga a pre
    ndere decisioni meno improvvisate
    Grazie Paolo


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