Il valore del galateo istituzionale

Pubblicato il 20 ottobre 2017, da Politica Italiana

Ritorno sulla vicenda Banca d’Italia perché ognuno di noi può vedere il danno, per il PD e soprattutto per il paese, che ne sta derivando.

Si potrà dire, come sostanzialmente ha detto Renzi, che sono i poteri forti che si difendono. Fatto sta che l’opinione pubblica si forma anche sulla base di come i fatti vengono raccontati. Non fa piacere leggere sul Corriere della Sera ciò che scrive il principale notista politico: “sotto le macerie politiche c’è quel che resta del rapporto tra Gentiloni e Renzi, con il segretario del PD che si muove come se considerasse il premier sempre più ingombrante e con il capo del governo che – approssimandosi le urne – sente di essere avvertito come un ostacolo all’altrui disegno”. Con una ricostruzione delle vicende che dimostrerebbe che il Governo, lungi dall’essere stato avvertito, si è dovuto industriare per limitare i danni di un documento depositato senza che il Governo fosse stato preventivamente informato.

L’autorevole rivista “Il Mulino”, diretta da Michele Salvati, già sostenitore di Renzi, ospita un intervento durissimo di Pietro Ignazi: “Evidentemente il Pd non si sente rappresentato dal “proprio” governo. E infatti per distinguersi dallo stile serio e dialogico del presidente Gentiloni, la leadership democratica cavalca una classica linea politica populista alla ricerca del capro espiatorio… Risulta evidentemente insopportabile che una personalità non solo di competenza e qualità intellettuale riconosciute internazionalmente ma di rigore morale inattaccabile possa guidare una istituzione così importante che si permette pure di mettere sotto accusa “affari di famiglia” (vedi caso Etruria-Boschi). Non per nulla per tutelare questi interessi il Pd ha avuto l’impudenza di nominare nella commissione parlamentare di inchiesta sulle banche il tesoriere del partito Francesco Bonifazi, titolare di uno studio legale fiorentino che condivide con altri due partner di cui uno, guarda caso, è Emanuele Boschi, figlio del vicepresidente di Banca Etruria ed ex dipendente della medesima banca.” Salvati si limita a citare la famosa frase di Fouchè, ministro di Polizia di Naspoleone “C’est plus qu’un crime, c’est une faute”. Non è un atto eversivo come qualcheduno esagerando ha detto, ma è un errore, che può essere addirittura più grave.

Difensori dei poteri forti? O semplicemente espressione di ciò che si pensa in mondi significativi della vita intellettuale, istituzionale, politica del paese? Perché ci dobbiamo mettere in questa situazione? Con il PD che si rinchiude in un fortino e si isola, recidendo legami vitali con componenti importanti dell’opinione pubblica?

Illudendosi che cavalcando temi populisti si possano recuperare voti. Magari un po’ si recuperano, credo molto meno di quelli che si perdono. Questo è il punto fondamentale perché riguarda la natura del PD, il modo in cui si rapporta con l’opinione pubblica, i mondi a cui vuole parlare. Con atteggiamenti estranei ai valori fondanti attorno a cui è nato il PD: una solida cultura delle istituzioni, degli equilibri nella vita democratica. Vi ricordate gli attacchi che la destra rivolgeva a quel gentiluomo di Carlo Azeglio Ciampi ancora ai tempi in cui era Governatore della Banca d’Italia. E poi accusandolo per la vicenda dell’euro. Siamo diventati così anche noi?

Proseguendo il pessimo sistema inaugurato da Berlusconi: fare politica parlando male dei politici e della politica: io non mi occupo del teatrino della politica, a me non interessano i discorsi dei politici, io viaggio in treno per incontrare la gente, ecc.

Ciò che preoccupa è che Renzi sembra aver già dimenticato la batosta del referendum (e gli errori suoi che l’hanno generata, pur di fronte ad una proposta necessaria per il paese). Allora pensava che l’accoppiata legge elettorale/riforma costituzionale potesse avere un largo consenso popolare sull’onda di un argomento populista come quello della riduzione del numero dei parlamentari, ora ancora cavalca temi altrettanto populisti.

“Se devo scegliere tra il galateo istituzionale e la difesa dei risparmiatori io sto con i risparmiatori”. Facendo finta di ignorare che il cosiddetto galateo istituzionale non è un insieme di regole da salotti settecenteschi ma la sostanza del corretto rapporto tra istituzioni, che rafforza la vita democratica di un paese. E che non c’è contrapposizione tra la difesa di interessi diffusi ed il buon funzionamento delle istituzioni, è vero anzi il contrario. E che non è un caso che nelle procedure di nomina della Banca d’Italia il Parlamento in quanto tale non ha nessun ruolo, neppure quello di esprimere un parere. Ed è davvero singolare che un Governatore non eletto dal parlamento possa dal medesimo Parlamento essere sfiduciato.

Con la consueta eleganza (che piace a parti crescenti di elettorato) gli ha risposto Gentiloni: “noi decidiamo avendo in mente l’obiettivo, non è una decisione di buona creanza, è una decisione rilevante. L’autonomia dell’istituto ha un valore in sè, un valore per i mercati, sembrano cose strane però esistono, sono consolidate”.

Renzi ha governato l’Italia per mille giorni, ottenendo anche risultati importanti. Con il galateo istituzionale ha fatto i conti, magari talvolta frenando il suo impulsivo carattere. Il galateo istituzionale è stata una risorsa anche per il suo Governo. E dentro il galateo istituzionale ci sono tutti gli strumenti per difendere gli interessi dei risparmiatori.

La Commissione d’Inchiesta insediata credo che potrà valutare tanti aspetti: amministratori bancari incapaci e/o corrotti, grandi azionisti silenti in cambio di favori, Collegi sindacali che hanno disertato i propri doveri, ambienti politici collaterali, ecc. Difetti anche della vigilanza della Banca d’Italia, purchè li si circostanzi, magari ricordando che in caso di ispezioni severe c’era chi si muoveva per renderle meno severe piuttosto che affrontare di petto le questioni.

Temo che di questa vicenda resteranno solo macerie. E voti che se ne andranno. Pensiamo davvero che ci possano essere in numero significativo elettori grillini che possano prendere sul serio il volto antisistema di chi il sistema l’ha retto per mille giorni? Chi ama una politica fatta così si atterrà ai modelli originali e chi ha una idea più alta della vita democratica se ne starà a casa un po’ disgustato. I risultati della Sicilia saranno probabilmente pessimi. Per motivi locali, per il deserto generato dal populismo di Crocetta. Non pensiamo di rimediare con questi metodi.

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1 commento

  1. Renzo
    23 ottobre 2017

    valutazioni condivise, puntuali su cui riflettere anche per le scelte future. La credibilità non si accredita con le battute,più o meno ad effetto, ma con progetti e ragionamenti seri.


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