Non basta dire lista unitaria per fare l’Ulivo

Pubblicato il 20 maggio 2005, da Relazioni

Intervento all’Assemblea federale della Margherita

In questo intervento cerco di esprimere le ragioni di chi si trova forse nella posizione più scomoda in questa Assemblea. Di chi cioè ritiene che la presentazione di una lista unitaria tra i partiti della Federazione Uniti nell’Ulivo alla parte proporzionale delle prossime elezioni per la Camera dei Deputati (perché di questo si tratta) possa essere un esito possibile (anzi perfino auspicabile), e tuttavia ritiene che questo possibile esito non possa essere deciso oggi, non solo per le molte considerazioni contrarie portate da dirigenti autorevoli del partito con argomenti che non possono essere rinchiusi nelle categorie del conservatorismo, del guardare all’indietro, del “terzopolismo” ecc. ma che hanno a che fare con ragioni politiche non banali che non vanno sottovalutate.

Ritengo anche che, proprio perché la scelta della lista di “Uniti nell’Ulivo” nella parte proporzionale non può essere un espediente solo elettorale o di marketing politico, la decisione dovrebbe essere frutto di un lavoro politico nel territorio, nei partiti, nelle aule parlamentari, nelle istituzioni locali perché la federazione acquisti sostanza politica e programmatica. Perché se non si fa questo lavoro, e finora questo lavoro non è stato fatto, gli esiti politici sono modesti. E’ ciò che è successo per le elezioni regionali. Si è a lungo discusso nei partiti e qui nella Margherita, sulla opportunità di presentare liste unitarie, trovando poi una soluzione di compromesso con la presentazione solo in alcune regioni. I risultati elettorali sono stati ottimi: dove c’era la lista unitaria ed ancora migliori dove i partiti si sono presentati divisi: divisi nelle liste ma comunque uniti dal candidato Presidente e da un clima oggettivamente non conflittuale, e questo non va dimenticato. Eppure in nessuna Regione, neppure in quelle dove si è fatta la lista unitaria, si è prodotta la conseguenza che sarebbe stata naturale: la formazione di un gruppo unico. Già era successo per le elezioni europee, certamente più scusabile con un quadro europeo più articolato (ma è stato grave che i ds non abbiano neppure tentato di trovare delle forme che andassero oltre la mera appartenenza al gruppo socialista), qui non vi è stata nessuna scusante e mi meraviglio che il fatto, di per sé politicamente grave, sia passato sotto silenzio da parte di chi vorrebbe oggi la decisione immediata sulla formazione della lista unitaria. Si può andare avanti sempre per finzioni, cioè liste unitarie che non si traducono poi in coerenti presenze politiche delle istituzioni? Io penso di no, perché sarebbe un modo di prendere in giro l’opinione pubblica.

Perciò contesto il ragionamento che ho sentito fare in questi giorni: se non si decide oggi la lista unitaria non ci sarebbe più l’Ulivo. Il ragionamento potrebbe essere agevolmente rovesciato: se non c’è l’Ulivo sul serio, con la sua base programmatica, con le sue regole, con una presenza più forte ed unitaria nelle istituzioni non esiste la lista unitaria, perché sarebbe solo un espediente, tenendo conto che nelle elezioni politiche il momento di unità è assicurato dalle liste unitarie del maggioritario (dove ci saranno solo candidati con l’unico simbolo dell’Unione) e di fatto dal comune candidato ad assumere la responsabilità di Capo del Governo.

Perciò più che di forzature c’è bisogno di un comune convincimento, costruito con pazienza e c’è soprattutto bisogno di riprendere con più forza il cammino della federazione: la battuta d’arresto nella formazione di gruppi unitari nelle Regioni è una battuta d’arresto grave e francamente non è stata la Margherita a fare da frenatrice. Nel Veneto ad esempio lo SDI, partito iperulivista a livello nazionale è stato il primo a decidere di fare un gruppo per conto proprio.

Di questo lavoro c’è bisogno perché vi sia sul serio il motore riformista dello schieramento progressista; se vinceremo riceveremo la responsabilità di guidare un paese prostrato e in declino, di cui prima che dell’economia si è distrutto il tessuto sociale, il sistema delle relazioni e della fiducia. Non si potrà difendere ciò che c’è, bisognerà essere capaci di cambiare di sostituire vecchie sicurezze con nuove sicurezze, in un quadro di risorse scarse, di aprire nuove prospettive, purtroppo di chiedere ancora sacrifici, che dovranno essere equi ma non potranno essere evitati. Per far questo c’è bisogno di una forte unità, ma costruita su un chiaro progetto: solo così la lista sarà un simbolo forte, non risponderà ad astrattezze politologiche e neppure ad un generico sentimento di unità, sarà lo strumento potente per garantire la guida politica della coalizione.

Per questo, se potessi dare un consiglio, direi a Romano Prodi di capire che oggi una decisione sulla lista unitaria non ha gli elementi necessari per poter essere assunta, per avere la certezza che produca frutti positivi, che se si danno gambe robuste alla federazione e con la federazione si cammina nel paese, si esprime una forte visione programmatica, più avanti la scelta di una lista unitaria potrebbe divenire perfino naturale. Direi che il capo della coalizione dovrebbe considerare le argomentazioni che offre la Margherita non come un inciampo, un sabotaggio al disegno dell’Ulivo, ma semmai come un modo diverso, certo discutibile, ma non sleale, di arrivare alla sua costruzione. E poi i grandi leader politici devono avere la capacità di persuasione di fronte alle difficoltà, più che quella dell’imposizione. Ce lo ha insegnato Aldo Moro che seppe portare tutta la DC all’intesa con la sinistra in un momento difficilissimo della vita nazionale con la pazienza di una discussione che prese sul serio le ragioni di chi si opponeva e fornì i necessari elementi di rassicurazione.

Se Prodi si esprimesse in questa direzione certo sarebbe giusto chiedere a Rutelli che, condividendo la sua analisi, si faccia una moratoria della decisione sulla lista unitaria, evitando di assumere un orientamento definitivo, perché qui, nell’Assemblea, le cose possono apparire semplici: è evidente che c’è una maggioranza contraria alla presentazione unitaria nel listino proporzionale, ma ho la sensazione che nell’opinione degli elettori del centrosinistra le cose siano molto più complesse e certo una rottura su questo punto aprirebbe una fase molto difficile.

Se viene confermata la richiesta di una risposta immediata alla formazione della lista unitaria mi sembra che francamente allo stato dei fatti (e per la mancanza della base programmatica, e per la mancanza di sufficienti garanzie) si debba dire che oggi un si sarebbe prematuro.

20 maggio 2005

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