Meno twitter e più Bilancio

Pubblicato il 19 ottobre 2013, da Politica Italiana

Il dibattito è davvero sui contenuti della legge di stabilità oppure è un pretesto per giochetti politici? E’ certamente così per gli scudieri del (quasi ex) Cavaliere. Finchè non c’è una norma nella legge che gli eviti di scontare la pena inflittagli la legge di stabilità farà schifo.

Naturalmente Enrico Letta cerca di vendere bene la sua merce. Aggiunge al molto di buono che c’è un po’ di retorica autorassicurante. Per me che ho visto e studiato 17 tra leggi finanziarie e leggi di stabilità le affermazioni tipo “è la prima volta che…”, “gli italiani pagheranno meno tasse”, ecc. ecc. mi risuonano come piuttosto consuete. Ed anche interventi presentati come novità assoluta mi fanno venire alla mente provvedimenti scritti decine di volte e sepolti tra difficoltà attuative, ritardi burocratici, scarsità di risorse.

Anche l’affermazione “il parlamento potrà migliorarla” è un classico.

Tutti dicono “bisognava fare di più”. Lo dice la Camusso, che classifica come “governicchio” il governo Letta, il Presidente dei Giovani Industriali (che con grande sacrificio hanno spostato il loro convegno annuale dagli ozi di Capri a Napoli) dice:” Ci aspettavamo una Legge coraggiosa e di rottura, che segnasse la fine del rigore depressivo e l’avvio di investimento per la ricerca. Non è stato così” Tutto vero, per carità. Ma il problema è se ognuno fa la sua parte. Il Governo può mancare di coraggio ad esempio con una politica attiva del pubblico impiego, che eviti blocchi contrattuali per tutti, impoverimento ed invecchiamento dell’apparato. Ma quando mai il Sindacato è stato all’avanguardia per costruire un moderno sistema di valutazione, un sistema retributivo basato sul merito, che premi i bravi e punisca i fannulloni? E quanta parte del rilevante onere di finanza pubblica dovuto ad incentivazioni al sistema produttivo è stato usato dalle imprese davvero sul fronte dell’innovazione e non piuttosto su quello dell’evasione ed elusione fiscale? Perché il Governo da solo la crescita non la fa. Occorre un grande patto con le parti sociali, un etica del dovere e dell’impegno che scommetta sul paese. Ognuno per quel che gli compete. Il resto sono chiacchiere.

E poi quando si dice “ci vuole ben altro” bisogna dire come. Chiedere più soldi è facile, trovarli un po’ più difficile. Perché si può anche, come meritoriamente sta facendo Letta, lavorare per un patto europeo più intelligente, ma poi bisogna sapere che i soldi presi in prestito vanno comunque restituiti, gli oneri per interessi pesano sul Bilancio e sottraggono risorse ad altri interventi. Si può spendere di più ma occorre che questo di più produca nel tempo una ricchezza aggiuntiva, che ripaga l’onere.leggestabilità

Dunque occorre scendere nel concreto: dove si prendono i soldi, a chi li si danno. E poi la qualità della spesa. Questo è un vero compito per la sinistra. Perché in Italia non si spende di più di altri paesi, ad esempio per scuola e sanità. Ma è drammaticamente inferiore la qualità del servizio. Spendere nel modo giusto, senza sprechi, con le giuste priorità è un compito eminentemente politico. Commissari, anche di altissimo livello non bastano. Questo sarebbe un bel lavoro per il Parlamento. Prendere i bilanci dei singoli ministeri, commissione per commissione, esaminarli capitolo per capitolo, confrontare gli indici di efficienza che cominciano ad esserci, dare indirizzi vincolanti sulle priorità. Alla fine della scorsa legislatura il gruppo del PD al Senato aveva incominciato a farlo, con risultati interessanti. Per farlo però occorre studiare molto per acquisire conoscenza e competenza. Meno twitter e più capitoli di bilancio.

 

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