Tutto il potere ai Sindaci? È necessario un nuovo equilibrio

Pubblicato il 13 novembre 2015, da Dai giornali

veneziepost

La partecipazione dei cittadini che si addensa attorno alle autonomie locali è sempre stato nel passato un grande serbatoio di democrazia. Lo aveva ben capito don Luigi Sturzo che il rimedio al centralismo statalistico era una società di “liberi e forti”, che trovava presidio nel pluralismo sociale e in quello istituzionale.
Qui nel Veneto poi la rete diffusa di buone amministrazioni locali è stato il carburante del riscatto economico, attorno alle tre c: comune, capannone, campanile. E poi il “partito dei sindaci”, la grande illusione del federalismo, nei sogni di Giorgio Lago.

E adesso? Il federalismo è andato completamente nel dimenticatoio, il pendolo si è spostato verso un nuovo centralismo. Ma anche la democrazia comunale, luogo di formazione alla convivenza comunitaria, di identificazione di appartenenze di interessi e di destino, appare in crisi.
L’elezione diretta del Sindaco è apparso uno strumento potente di identificazione Sindaco/cittadino. E così indubbiamente è stato, ma c’è ora da chiedersi se non si stia pagando un prezzo di uno scambio ineguale, specialmente nei comuni di maggiori dimensioni, che hanno complessità non banali. Il sindaco dominus del comune, unico interlocutore con l’opinione pubblica, ma insieme un prosciugarsi dei canali di formazione di responsabilità civili. I Consigli Comunali non contano pressoché nulla. Eppure sono stati luoghi essenziali in cui da un lato la voce della città, dei suoi interessi consolidati si faceva sentire, dall’altro erano luoghi di apprendimento a come si sta in democrazia: usare la parole in modo convincente, organizzare gli interessi, costruire le convergenze, piuttosto che limitarsi a gridare. Basterebbe scorrere le composizioni dei Consigli Comunali e delle Giunte dei comuni capoluogo del nostro Veneto nella seconda metà del secolo scorso per constatare che nei Consigli sedevano i migliori rappresentanti delle borghesie cittadine (professionisti, professori universitari, imprenditori, uomini di finanza, ecc. ) ed insieme rappresentanti autorevoli di organizzazioni sociali, dal sindacato, all’associazionismo, ai partiti, naturalmente, ma erano partiti realmente vitali, di massa o di élite che fossero.

E le Giunte? Anche gli assessori diventano figure di secondo piano. Nominati direttamente dal Sindaco, con partiti deboli. Nominati e licenziati a piacimento. Tanto per fare un esempio Ignazio Marino prima di andarsene da Sindaco di Roma in due anni aveva licenziato sette assessori sui dodici della sua Giunta. E, episodi simili di licenziamento di assessori, seppur su scala più ridotta, avvengono a Padova, Venezia, Trieste e in tantissime altre amministrazioni comunali di ogni colore politico. Con poteri svuotati dal trasferimento di molte funzioni ai dirigenti comunali, con le leggi Bassanini. Decisione assunta con le migliori intenzioni (depoliticizzare l’amministrazione e responsabilizzare la burocrazia), è rimasta la mancanza di responsabilità e attorno a poteri senza controllo purtroppo, come ci dimostrano le cronache, possono prosperare fenomeni corruttivi.

A me è capitato di fare il Sindaco di Padova. Con il vecchio regime: Sindaco nominato dal Consiglio, che manteneva poteri molto ampi (qualche migliaio di delibere da mandare ogni anno in Consiglio Comunale non erano uno scherzo), Giunte sostanzialmente fatte dai partiti. Sì, era faticoso, servivano molte mediazioni, ma ad esempio gli assessori, che vivevano sempre una certa concorrenzialità con il Sindaco, erano pienamente responsabili delle deleghe loro affidate, dovevano saper reggere il passo, ecc. Oggi i Sindaci più intelligenti capiscono bene che avere attorno una squadra di assessori che non siano semplici sottoposti è una ricchezza. Ma c’è anche chi pensa che è meglio avere assessori che non disturbino, che non si mettano in mezzo e l’assessore rischia di divenire un titolo onorifico, che richiede giusto un paio d’ore al giorno, o uno strumento di assistenza sociale per persone senza professione e stipendio.
Anche per questa via si allontana il cittadino dalle istituzioni. Perché se decide tutto il Sindaco poi il Sindaco non ha tempo di ascoltare tutti, ed il cittadino si trova senza interlocuzione. Sembrava efficienza, rischia di diventare distacco, e se le decisioni non sono condivise spesso non sono per niente efficaci.

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , , , ,

Scrivi un commento