Banche e responsabilità

Pubblicato il 14 dicembre 2015, da Politica Italiana

Due parole sulla vicenda delle banche. Gente che soffre, ha perso parecchio, si sente truffata ed abbandonata. Rivendicano il diritto ad essere risarciti.

Tutte cose umanamente comprensibili, sentimenti di comprensione aumentati dal tragico suicidio di un risparmiatore.

Eppure è un segnale anche questo del disordine della convivenza, dello smarrimento di regole, della perdita di un concetto di responsabilità individuale.

Da un lato c’è un sistema bancario, le famose banche del territorio, che diventano autoreferenziali. Lo vediamo anche nel Veneto: il territorio come risorsa, ma dietro il territorio sostanziali impunità, intrecci di interessi, pagamenti allegri, fidi attribuiti per amicizia e non per solidità. Controlli che funzionano poco. Soprattutto quelli interni, che dovrebbero funzionare prima ancora di quelli della Banca d’Italia: consigli di amministrazione, revisori, assemblee. Quando la situazione si fa difficile si cerca di spolpare l’utente più debole: lo vediamo nel caso dell’Etruria, della Banca Popolare di Vicenza, ecc. Una connivenza diffusa. Finchè va bene o sembra andar bene nessuno ha niente da ridire.

Poi ci sono i risparmiatori. Piccoli e grandi. Sprovveduti o furbi. Ha dichiarato una obbligazionista di Etruria: “Io non voglio la carità, ho diritto ad avere quello che ho investito”. Ma è davvero così? E soprattutto: hai diritto che lo Stato (cioè gli altri cittadini) ti rifondano del danno che hai avuto?

E’ un principio molto delicato. Hai scelto (consapevolmente o meno) di investire in un titolo più rischioso per avere un interesse più elevato. Ti è andata male. Perché dovrei rinunciare ad una parte del mio risparmio (che ha prodotto interessi più modesti) per rifonderti del tuo rischio? Perchè se Stato dovesse intervenire sempre e comunque e totalmente questo succederebbe. Il risparmiatore prudente pagherebbe per conto del risparmiatore avventato. E poi perché solo per le obbligazioni bancarie. E se ho investito in azioni di una impresa che tutti ritenevano solidissima (per tutti si intende l’amico del bar, il consulente finanziario, l’opinione comune…) e l’azienda ha fatto crac o le sue azioni sono diventate carta straccia perché devo essere trattato diversamente. E il piccolo artigiano o commerciante che vende andar male i suoi affari indipendentemente dalla propria capacità?euro

Bisogna recuperare un concetto di responsabilità personale. Certo lo Stato potrebbe essere chiamato ad una sorta di responsabilità oggettiva, perché non è riuscito a vigilare impedendo comportamenti scorretti, l’abuso di buona fede del risparmiatore. Ma qui entriamo nella dimensione penale. Se ci sono state truffe come è verosimile occorre che agisca il potere giudiziario. Sul piano penale e su quello civile.

Per questo è saggio l’intervento del Governo. Salvare il risparmio dei correntisti: significa non fermare il motore dell’economia locale. Intervenire nei confronti degli obbiglazionisti caso per caso, laddove ci siano situazioni economiche fragili, di autentici piccoli risparmiatori, laddove si possa dimostrare l’abuso di buona fede.

E’ incomprensibile l’attacco al Ministro Boschi. O si sostiene che le banche dovevano fallire, infischiandosene di correntisti, lavoratori, imprese finanziate dalla banca, ecc. o non si capisce di che cosa sarebbe responsabile la Boschi: di essere figlia di un signore che è stato per qualche mese vicepresidente della banca? Il quale signore se avesse commesso dei reati (che in alcun modo sono cancellati dal provvedimento del governo) pagherà naturalmente quel che dovesse pagare.

Ma appunto: c’è molto disordine nella percezione dei problemi del paese. Perchè c’è poca fiducia. Nonostante Renzi.

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1 commento

  1. Claudio Boschello
    14 dicembre 2015

    Sono d’accordo.
    Grazie per la riflessione.


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