Capitani d’industria o pirati?

Pubblicato il 21 dicembre 2015, da Politica Italiana

Penso che Boschi si sia difesa bene e con vigore di fronte al Parlamento. Tuttavia so bene che la vicenda non si chiuderà lì. Troppo ghiotta l’occasione per le opposizioni per attaccare il governo su un tema che incrocia sensibilità collettive e interessi reali. Se è vero che le (possibili) colpe dei padri non possono ricadere sui figli è altrettanto vero che Boschi padre (e la famiglia Boschi, non digiuna di politica) avrebbe dovuto interrogarsi a suo tempo sull’opportunità di assumere la vicepresidenza di una Banca in precarissime condizioni avendo la figlia Ministra, e che Ministra, sostanzialmente il braccio destro del Presidente del Consiglio. Avrebbero forse potuto ispirarsi all’esempio di un altro aretino illustre, il presidente del Consiglio Amintore Fanfani, che, accusato di aver avuto dei vantaggi come azionista di alcune imprese, per non saper né leggere né scrivere vendette tutte le partecipazioni azionarie che possedeva. Esempio unico, comunque…

Non vorrei però che il cicaleccio politico sulle presunte incompatibilità di Boschi oscurasse i macroscopici conflitti di interesse che evidenziano le vicende bancarie, anche quelle venete. E’ una storia di imprenditori che hanno depredato le banche, con azioni che dovranno essere valutate sotto il profilo penale e delle responsabilità civili. Compravendita di azioni sfruttando conoscenze che possedevano in quanto amministratori, fidi concessi in conflitto di interesse, evidenti incapacità gestionali di amministratori e manager superpagati. Mentre Gianantonio Stella, non senza ragione, discettava sul prezzo della spigola al ristorante del Senato, questi signori giravano con aerei privati pagati dalla Banca, si attribuivano spropositati compensi e benefit, anche mentre la banca stava affondando. Basta leggere l’ottimo pamphlet pubblicato da Venezie Post Cronache di una morte annunciata per capire cosa e successo e quali siano le responsabilità: molti sapevano ma chi doveva provvedere non ha provveduto.

Emerge anche un problema più generale. Tante accuse di incapacità alla politica nella gestione di enti economici (talvolta fondate e talvolta no), prediche in ogni assemblea degli Industriali contro l’invadenza della politica e la necessità di lasciare spazio al mondo dell’impresa. Alla prova dei fatti il fallimento di questo mondo (senza generalizzare) quando ha assunto responsabilità di carattere pubblicistico. Come ha scritto con molta efficacia Gigi Copiello sul Corriere del Veneto di sabato cantori del mercato incapaci di stare sul mercato, alla costante ricerca di protezioni monopoliste.25258_230_medium

Facciamo un altro esempio. La Fiera di Padova è stata in gran parte privatizzata (l’80% in mano ad un gruppo francese). Negli anni d’oro, gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, con un management di alta qualità, era la seconda Fiera italiana, aveva inventato formule nuove, su temi totalmente nuovi allora. Il SEP Pollution sull’inquinamento, il Tramag con la logistica, manifestazioni specializzate accompagnate da convegni di altissimo livello, incontro di produzioni e saperi. Arrivano i privati, la Fiera viene sostanzialmente spogliata, il bilancio presenta un passivo di tre milioni di euro. Incapace di trattenere una delle due manifestazioni significative che producono reddito, Expobici trasferita aVerona, ed in litigio con l’altra, Auto d’Epoca. Se perdesse anche questa diventerebbe la Fiera delle sagre, camuffate da termini inglesi.

Non basta privatizzare per essere competitivi. Ci vogliono amministratori competenti e dotati di una sufficiente etica pubblica. Uomini che possono venire dal mondo dell’impresa, della politica, dell’Università, delle professioni. L’importante è che siano capaci ed onesti.

 

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , , , , , ,

Scrivi un commento