Senza indignazione, per il rispetto dei morti ed il dolore dei sopravvissuti

Pubblicato il 5 gennaio 2016, da Cattolici e società

 

E’ passato un anno dal massacro a Charlie Hebdo, con le piazze piene di “Je suis Hebdo”. In mezzo c’è stato l’altro massacro parigino. Nello stile del settimanale satirico hanno pensato bene di festeggiare con una vignetta di Dio sporco di sangue ed armato di Kalashnikov. D’accordo la libertà di satira e tutti i luoghi comuni del genere. Però di fronte a fatti così tragici anche la satira dovrebbe fare i conti con la serietà e la responsabilità. Invitare ad una riflessione più seria. Certo c’è nella tradizione francese un anticlericalismo presuntuoso, una idea di laicità come superiorità intellettuale. Eppure propri i francesi dovrebbero essere ben coscienti dove può portare l’idea di essere superiori a tutto e di non aver bisogno di niente. Il grande trittico della Rivoluzione francese (libertè, egalitè, fraternitè) annegò nel nome della Dea Ragione in un lago di sangue. Dalla libertà alla ghigliottina senza processo. Magari il problema si riducesse al fondamentalismo religioso. Nel nome della religione oppio dei popoli lo stalinismo partorì il mostro dei gulag e dei genocidi: venti milioni di morti. Il problema non è la religione. Semmai l’idea di asservirla al potere. Il problema è la sete di dominio che genera i fondamentalismi di ogni specie.

Mi è piaciuta la risposta data dal quotidiano francese la Croix (l’equivalente del nostro Avvenire”), niente proclamazione di dignità offesa, ma l’invito ad usare la ragione, anzi per compiacere i laicisti più clericali dei clericali, la Ragione. La riporta qui di seguito, nella mia traduzione

Nella copertina del numero speciale di Charles Hebdo a ricordo del primo anniversario degli assassinati del 7 gennaio 2015 il vignettista Riss ha scelto di disegnare Dio come “l’assassino sempre in corsa” rappresentandolo nella maniera tipicamente cristiana. Tanto meglio, questo dà ad un quotidiano cattolico più libertà nel commentare che se fossero state chiamate in causa altre religioni. E lo commenteremo senza indignazione, per rispetto di coloro che sono morti, per il dolore dei sopravvissuti. E perché il rifiuto della violenza è nel cuore della nostra fede. L’ha ben ricordato ieri l’abate Pierre-Hervé Grosjean su Twitter: “Dalla mangiatoia alla croce, il nostro Dio si mostra disarmato. E lascia che gli facciano caricature, senza cessare d’amare”.hebdo

Non è Dio che assassina, sono gli uomini. D’altronde non hanno bisogno di Dio per farlo in larga scala. Le ideologie più omicide del XX secolo, il nazismo e lo stalinismo, non avevano niente di religioso, erano contro la religione. Certo, seguendo il filo della storia, la religione è stata purtroppo un fattore di violenza e lo è ancora in molti luoghi. Ma la religione non spiega tutto, tutt’altro. Si parla molto oggi dello scontro tra sunniti e sciti. Ma sarebbe più giusto evocare la rivalità tra il mondo arabo e quello persiano.

Non è Dio che assassina, sono gli uomini. Ma Dio ha bisogno degli uomini per fare il bene. Molti lo fanno. Grandi eroi della non violenza erano uomini e donne di fede: Gandhi, Martin Luther King, Dorothy Day, Lech Walesa… Numerosi sono gli uomini e le donne che giorno dopo giorno trovano nella loro fede non il carburante per l’odio ma l’energia dell’amore ed il coraggio del perdono. Dio sa bene come il mondo abbia bisogno di loro.

 

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1 commento

  1. Gianp2
    6 gennaio 2016

    “Certo, seguendo il filo della storia, la religione è stata purtroppo un fattore di violenza e lo è ancora in molti luoghi”. Inserisci questa frase en passant come se fosse del tutto irrilevante. Nazismo e stalinismo, soprattutto il primo, il male assoluto. Meteore temporali, però, se paragonate ai secoli in cui in nome di Dio e delle religioni si sono commesse le più atroci nefandezze. E si continuano a commettere. Una volta in nome della razza, un’altra in nome dello stato e della collettività, da sempre in nome dl Dio.


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