La necessaria precisione delle parole

Pubblicato il 27 aprile 2016, da Politica Italiana

Le polemiche di questi giorni innescate dall’intervista di Piercamillo Davigo mi fanno venire in mente che sarebbe davvero utile che chi è investito di delicati incarichi di rappresentanza avesse sempre presente la raccomandazione del primo Segretario generale dell’ONU Dag Hammarskiold che ho citato altre volte: “Rispettare la parola: usarla con estrema cura e incorruttibile amore per la verità… Abusare della parola equivale a disprezzare l’essere umano.”

Ma siamo oppressi dalla immediatezza e pervasività della comunicazione. E la precisione della parola non sembra essere una esigente richiesta dell’opinione pubblica. Non è che sia una novità, intendiamoci. Usare la parola per aumentare il proprio potere colpendo con frasi efficaci l’opinione pubblica è una costante del potere. Pensiamo a Giulio Cesare che con la prosa concisa del De Bello Gallico sui suoi successi militari in Gallia mise solide fondamenta per il suo successo in politica. E del resto i suoi “Veni, vidi, vici” o “Alea iacta est” non hanno nulla da invidiare ai più efficaci cinguettii renziani.

Però a forza di usare la parola con disinvoltura e senza precisione si genera solo una grande confusione ed un degrado del dibattito pubblico, in cui conta l’efficacia immediata del messaggio e non il suo contenuto.

Davigo fa una intervista come Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati. La più alta forma di rappresentanza della Magistratura. Non è che possa parlare come può parlare uno di noi al bar. Dire che “i politici non hanno smesso di rubare, hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quello che dicono di nascosto” rappresenta una verità. A maggior ragione con le accuse di contiguità camorristica rivolte al presidente dell’assemblea PD della Campania (ma in questa materia bisogna essere m0lto prudenti con i giudizi). Appunto, un politico determinato. Perchè serve una piccola precisazione fondamentale. Che è disonesto generalizzare. E’ come dire che la giustizia non funziona perché i magistrati sono tutti fannulloni. Anche nella magistratura ci sono dei fannulloni, come anche tra i politici ci sono dei ladri. Però ci sono dei magistrati eroi, magistrati efficienti, come ci sono politici di specchiata onestà, che assolvono i loro compiti “con disciplina ed onore” come prescrive la Costituzione. Fare una rappresentazione della società divisa per caste, quella dei politici tutti ladri e dei magistrati tutti onesti è una caricatura della società italiana.giustizia-L-xRUwwC

Al di là della generalità dell’accusa (in parte ritrattata) a me preoccupa l’analisi. Sembra che Davigo sia fermo a Mani Pulite. Che pensi alla stessa Italia di un quarto di secolo fa ed agli stessi rimedi. Occorrerebbero invece due riflessioni. La prima riguarda il cambiamento del fenomeno corruzione. Ai tempi di Mani Pulite le indagini svelarono un fenomeno corruttivo diffuso, guidato dalla politica. Forse pochi arricchimenti personali ma un sistema dei partiti, che pure aveva fatto una legge sul finanziamento illecito, che continuavano a procurarsi finanziamenti alla politica commettendo reati, corrompendo, alterando la concorrenza, con un circolo perverso, più costi della politica, più prelievi illeciti, ecc. Nel presente mi sembra che vi sia stata una profonda mutazione. I politici disonesti appaiono pallidi elemosinanti rispetto ad altri poteri che combinano cordate malavitose. Lo vediamo negli ultimi scandali, quelli dell’ANAS in cui gli accordi veri si facevano tra alti funzionari, imprese, professionisti. Lo vediamo nella vicenda Guidi, in cui il Ministro appare una specie di marionetta più o meno inconsapevolmente manovrata da altri. Il Mose è invece una evoluzione della specie, in cui un grande elemosiniere (Mazzacurati) preleva soldi dalle imprese (concessionari senza gara) e li distribuisce: parte per sé, parte per alti funzionari pubblici, parte per politici. Qui la vera responsabilità della politica (in questo caso di tutta la politica, non solo dei politici disonesti) è di avere accettato troppo a lungo un sistema senza controlli.

La seconda riflessione riguarda invece il giudizio storico che ormai si dovrebbe dare dell’episodio di Mani Pulite. I reati c’erano ed andavano combattuti. La novità è stato il consapevole uso da parte del pool di Milano del sostegno dell’opinione pubblica, ricercato ed accettato. Pensando per questa via di avere la forza di sostenere la reazione del sistema dei partiti. Che in realtà non ci fu. Però un po’ di esame critico i protagonisti del pool dovrebbero ora farlo. Perchè l’esito di questa azione di protagonismo politico non fu la repubblica degli onesti. Fu il Berlusconismo. Le televisioni berlusconiane cavalcarono l’indignazione popolare contro i vecchi partiti per farne uno nuovo a proprio uso e consumo. E il pool pensando di usare l’opinione pubblica in realtà fu usato, aprendo la strada ad un ventennio caratterizzato dalla caduta dell’etica pubblica, da ripetuti tentativi di manipolazione delle leggi a difesa di uno, ecc. E dire che l’attuale governo fa più o meno le stesse cose dei governi berlusconiani francamente è un giudizio inaccettabile. Ci sono le leggi fatte (e quelle non fatte) a testimoniare una profonda diversità.

Siccome poi l’intervista è la prima fatta su un grande quotidiano dal neo presidente dell’ANM ci si poteva che, oltre a parlare male in modo generico della politica, dicesse qualcosa anche sulle responsabilità della magistratura nel far funzionare meglio la macchina della giustizia. Perché purtroppo le cronache non ci parlano solo delle malefatte di politici disonesti. Ci parlano anche delle ruberie di magistrati disonesti. Ci portano esempi di capi di tribunali che riescono ad ottenere risultati di grande efficienza e di capi di tribunali che a parità di organico e di processi da gestire ottengono pessimi risultati. Di troppi errori giudiziari dovuti ad imperizia evidente. Di processi che sono più teoremi politici che ricerca puntuale di reati. Tra i magistrati accanto agli eroi, ai competenti, ai capaci ci stanno persone come quel magistrato (che è pagato nello stesso modo e probabilmente più o meno farà carriera nello stesso modo) che, racconta Gramellini, si rifiuta di ricevere una documentazione da un cittadino per e mail perché “il cittadino dovrebbe sapere che il magistrato è uso a sottolineare i testi e a mettere delle “orecchiette” nel fascicolo”.

Ciò che conta per far progredire il paese è che ognuno faccia fino in fondo e bene la propria parte. Legittimo richiedere alla politica comportamenti esigenti. Sbagliato essere generici. Sbagliatissimo non vedere le cose che non vanno nel proprio campo di responsabilità. Perchè la diffusione così ampia di comportamenti illegali, da quelli della grande criminalità organizzata, a quelli di un’ampia corruzione con alleanze perverse tra imprese, politica, professioni, burocrazia fino alla diffusissima idea che la furbizia non è mai reato, dal non timbrare il cartellino a occupare abitazioni senza pagare (vedi i casi della Reggia di Caserta, in cui poi gli interessati si stupiscono se finalmente un direttore gli dice che così non si può fare), tutto ciò dimostra che non servono polemiche castali, serve l’alleanza virtuosa delle persone per bene ed un principio di leale collaborazione delle istituzioni.

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2 commenti

  1. andrea
    27 aprile 2016

    Caro Paolo, è il sistema che è profondamente malato e corrotto…siamo più o meno tutti figli e nipoti degli antichi romani…cosa pretendi…ma non generalizziamo 😉


  2. Tostato Francesco
    27 aprile 2016

    Grazie Paolo una ventata di sano realismo,buon senso e richiamo alle responsabilità di tutti in uno stato di diritto, dove invece anche frs i rappresentanti delle istituzioni molti straparlano e giudicano sulle apparenze o appartenenze. Allora fra i nostri simpatizzanti di centrosinistra giudizi piu’disparati e dusartjcolati.Renzi non può essere uguale a Berlusconi e gli errori di questa stagione politica di transizione e cambiamento non può autorizzare molti a fare di ogni erba un fascio. Nel caso specifico Renzi rozzo e forse megalomane, ma non è assimilabile a Craxi e se chiede alla magistratura di fare il proprio mestiere con le sentenze allora fa il suo mestiere in uno stato di diritto


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