Austria felix?

Pubblicato il 25 maggio 2016, da Nel Mondo

Austria Felix era l’espressione della felice illusione di fine ‘800 di un impero multinazionale capace di assicurare convivenza pacifica di popoli diversi, benessere e buona amministrazione. L’illusione cadde rapidamente e da felix l’Austria divenne infelix.

Felix Austria oggi per quella parte di opinione pubblica che ha reagito al pericolo di un Presidente della Repubblica populista e in extremis e sul filo di lana si è affidato al Van der Bellen. Però resta un paese spaccato a metà.

Non conosco il panorama politico austriaco, però da lontano leggo alcuni dati che riporta il Corriere della Sera e che mi sembrano significativi e lo possono essere anche per noi.

Intanto Van der Bellen è riuscito a mobilitare elettorati molto diversi, viene da una tradizione verde, non appartiene ai due partiti (ex) maggiori della tradizione austriaca, popolari e socialdemocratici, che stanno governando insieme in una grosse koalition: Viene da dire: partiti tradizionali che non hanno forse capito quello che stava succedendo, i popolari inseguendo a destra il populismo, i socialisti alquanto conservatori in schemi superati dalla società. L’elettorato c’era, è mancata una offerta politica adeguata.

E’ interessante notare che c’è una forte segmentazione del voto, non solo in termini geografici. Van der Bellen prevale nelle aree urbane, Hofer nella profonda campagna e nelle vallate alpine.austria

E’ un voto segmentato per genere. Le donne salvano la reputazione democratica dell’Austria, votando al 60% per Van der Bellen, che non è né giovane né bello, ma è stato considerato dall’elettorato femminile più affidabile dell’altro. Forse c’è nel genere femminile maggiore consapevolezza su quali disastri e dolori si prefigurano con parole violente e xenofobe.

La segmentazione del voto per classi sociali è un dato che ci deve fare molto riflettere. L’86% dei lavoratori manuali hanno votato a destra, solo il 14% ha votato il vincitore! La classe operaia non va più in Paradiso ma va a destra e si sente solo marginalmente rappresentata dai partiti di sinistra. Fenomeno non nuovo ma che si tende sempre a passare sotto silenzio e qui in Austria portato alle estreme conseguenze. Lo schema tradizionale su cui si è costruita la democrazia novecentesca non regge più. E dovremmo avere più consapevolezza: il nazismo ha costruito le proprie fortune sulla delusione delle classi operaie, con partiti di sinistra divisi sulle prospettive, rivoluzionarie o riformiste, mentre il potere d’acquisto dei lavoratori veniva falcidiato dall’inflazione e dalla mancanza di lavoro.

Sappiamo che è un fenomeno ben presente anche in Italia, lo sappiamo bene noi veneti che constatiamo quanta importanza abbia nel voto leghista il voto operaio. E’ un bel paradosso: partiti di sinistra che non hanno la fiducia di chi vorrebbero rappresentare.

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