Un civile confronto

Pubblicato il 8 novembre 2016, da Politica Italiana

Ho assistito al dibattito organizzato dal Comitato per il No di Padova tra il prof. Giovanni Maria Flick e Giorgio Santini.

Un dibattito civile, sulla base di domande a volte un po’ tendenziose ma assolutamente corrette da parte della conduttrice. In cui ognuno ha risposto con passione ma senza per questo raccontare frottole, far dire alla riforma ciò che non dice. Gli interventi di tipo fazioso sono venuti semmai dalle “domande” del pubblico, ma questo è normale che sia. Si partecipa anche per tifare chi sostiene le proprie tesi e fare qualche pezzo di propaganda. La partecipazione è anche questo ed è bene che vi sia.

Devo dire che il prof. Flick mi ha lasciato un po’ questa impressione: riconosce che nei meccanismi istituzionali ci sono molte cose che non vanno, però poi alla fine c’è sempre un motivo per non cambiare nulla. Intendiamoci, le osservazioni che rivolge al testo costituzionale sono talvolta tecnicamente motivate, come ad esempio quando osserva che l’introduzione della “clausola di supremazia” dello Stato rispetto alle Regioni in casi di tutela dell’interesse nazionale avrebbe dovuta essere legata ad un principio di leale collaborazione. Sarebbe stato meglio evidenziarlo.

E tuttavia come ha riconosciuto il prof. Flick quando si riunisce un gruppo di costituzionalisti ognuno vuol dire la sua, presentare un punto di vista diverso. Ed è proprio questo atteggiamento culturale, la capacità di esercitare una critica severa ai testi che esaminano, ma l’incapacità poi di trovare una sintesi condivisa, che ha reso impossibile fin qui procedere con delle modifiche adeguate. Perché molti dei costituzionalisti per il No hanno scritto migliaia di pagine sulle insufficienze del sistema bicamerale, sulla conflittuale ripartizione di compiti tra stato e regioni, sul rapporto tra governo e parlamento ma poi non riescono a trovare una condivisione su come superarne i limiti.

Difatti quando il sen. Gian Piero Dalla Zuanna, nel difendere le soluzioni trovate per migliorare il titolo V, ha chiesto: “Ma lei cosa avrebbe fatto di diverso?” la risposta è stata. “Non spetta a me trovare le soluzioni”.dubbio

Ha risposto vigorosamente il sen. Santini alle critiche rivolte dal prof. Flick alla previsione di un tempo certo per il Governo (70 giorni di esame monocamerale) per l’esame parlamentare di provvedimenti essenziali del proprio programma, ricordando che è nella prassi attuale, con l’uso e l’abuso dei decreti legge e dei voti di fiducia, che escludono la possibilità emendativa del Parlamento che si travolgono i principi costituzionali.

Per curiosità sono andato a controllare nel periodo (1996-1998) in cui Flick è stato Ministro della Giustizia nel primo governo Prodi come sono andati i lavori parlamentari per i suoi provvedimenti. Il sito del Senato riporta come unico significativo provvedimento in materia di giustizia la legge 245/97 sul Giudice Unico. La proposta era stata presentata l’11 settembre 1996 ed è riuscita a diventare legge solo il 5 agosto 1997, sono 11 mesi, 330 giorni. Altri provvedimenti non risultano, non per inadempienza del Ministro, persona competente ed attiva, ma perché il parlamento non è riuscito a venire a capo di altri provvedimenti. Poi c’è stata la caduta di Prodi e un altro Ministro. I tempi contano eccome per la credibilità delle istituzioni. E del resto siccome una legislatura dura 5 anni, se va bene, se ci si impiega un anno per ogni legge difficile ottenere risultati convincenti. Così i Governi sono obbligati alle scorciatoie come i decreti leggi ed i voti di fiducia, che sono una distorsione delle corrette procedure costituzionali.

Ha ragione Renzi quando insiste: con il Sì si avvia il cambiamento e si possono correggere eventuali insufficienze. Con il No ci teniamo i difetti esistenti e ci neghiamo a future modifiche. Perché è chiaro che non esiste la terza casella: No a queste proposte e Sì ad altre (che comunque né il composito fronte politico del No né la comunità dei costituzionalisti per il No ha saputo proporre).

 

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