Sicilia (non) docet?

Pubblicato il 8 novembre 2017, da Politica Italiana

Di commenti sulla Sicilia ne abbiamo letti e sentiti tanti. Non aggiungo perciò molto. Sottolineo un solo aspetto: c’è a sinistra un grave problema di adeguatezza dei gruppi dirigenti.

Sui numeri rinvio a due analisi riassuntive, quella del Cise e del Cattaneo

Che confermano che i numeri da soli non dicono tutto. Ad esempio è evidente la sconfitta politica del PD. Se restassimo ai numeri in sé ci accorgeremmo tuttavia che il PD ha preso gli stessi voti della volta scorsa. Nel 2012, prima dell’affermarsi del renzismo, il PD prese il 13,4%. Bisogna risalire al 2008, con Finocchiaro candidato presidente per avere il PD al 18,8. Comunque anche quella volta stravinse il centro destra con Raffaele Lombardo oltre al 65%.

Così è certamente ragguardevole il risultato di M5S, tuttavia molto inferiore al risultato delle politiche precedenti dove aveva raggiunto il 33,6%. Il voto di lista si è fermato al 26,7%. Più su Cancelleri e questo si spiega. In questo caso con nessuna possibilità di vittoria della coalizione del PD il voto utile per chi non voleva il ritorno della destra andava per forza lì. Così come si spiega un risultato inferiore alle regionali, dove conta molto il trascinamento del voto di preferenza dei candidati nelle liste e la lista unica del M5S ha un effetto minore.

Perché parlo di inadeguatezza dei gruppi dirigenti? Mi riferisco alle dichiarazioni di due esponenti politici dello schieramento a sinistra.

Il sottosegretario Faraone, che Renzi ha scelto come proconsole in Sicilia (con i risultati che vediamo) dichiara che la colpa della sconfitta sarebbe di Grasso. Nientedimeno. Dimostrando una superficialità istituzionale davvero riprovevole, oltre ad una assoluta mancanza di senso del ridicolo.

Immaginare che il Presidente del Senato potesse lasciare la seconda carica dello Stato per misurarsi in una competizione elettorale ad alto rischio era già avventuroso. Accusarlo di una specie di diserzione è ridicolo. Il problema è che questi sono i personaggi a cui ci si è affidati e questi vanno in televisione. Poi le dichiarazioni sono per fortuna state corrette da altri esponenti più saggi e competenti, ma intanto all’opinione pubblica si è dato questo messaggi di incompetenza politica.

In compenso a sinistra tale Arturo Scotto dichiara che siamo in presenza di un risultato storico, perché per la prima volta la sinistra entra in consiglio regionale. A parte l’interpretazione un po’ autoreferenziale del termine sinistra sarebbe un risultato storico avere preso poco più del 5% ed aver portato 1 consigliere comunale in Assemblea Regionale con una larga vittoria della destra! Altro che risultato a due cifre o superamento del PD…

Bisognerebbe interrogarsi a distanza di qualche tempo sui frutti della rottamazione per il PD o di come la ossessiva moltiplicazione di divisioni a sinistra abbia fortemente impoverito la formazione di gruppi dirigenti all’altezza. Troppa improvvisazione, poca conoscenza dei territori, poca autorevolezza. Con una separazione piuttosto preoccupante tra ciò che avviene all’interno delle piccole comunità di partito e ciò che avviene nella società.

Servirà la lezione? Servirà a tutto lo schieramento progressista a capire che ognuno può avere la sua parte di ragione ma che dividendosi non si produce niente? Il PD perde voti, ma questi voti non li guadagna chi sta a sinistra del PD. Semplicemente si perdono. E si lascia spazio alla destra nelle sue diverse forme o all’avventurismo politico del M5S.

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1 commento

  1. Luca Tieppo
    8 novembre 2017

    Come sempre analisi lucida e condivisibilissima. Grazie.


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