Il Gatto, la volpe e gli zecchini d’oro

Pubblicato il 27 agosto 2018, da Politica Italiana

Prepariamoci all’ondata di fake news gialloverdi (ma potremmo usare il più casalingo termine di bugie) che accompagnerà la predisposizione dei prossimi documenti di bilancio. Mi scuso per la lunghezza di questo post, ma appunto bisogna entrare nel merito delle cose.

Ai tempi di Mussolini il dittatore, per giustificare la cinghia che faceva tirare agli italiani, parlava della congiura pluto-giudeo-massonica. E questo sarà il messaggio del duo Salvini/Di Maio (con il Presidente del Consiglio a rimorchio): l’Europa ladrona ci impedisce di dare agli italiani quel che si meritano e la congiura dei mercati ci vuole affossare.

Sarebbe bene che, a partire dal PD, chi si oppone a questo governo non dia per scontato che si possano raccontare bugie a raffica pensando che il popolo se ne accorga da solo. Bisogna non scoraggiarsi nel contestare puntualmente le bugie ed inchiodare all’obbligo della verità fattuale. Di Maio propaga la favola che noi regaliamo 20 miliardi all’Unione Europea. Ci sono i dati che gli danno del bugiardo professionale: nel 2016 abbiamo versato 13.393 miliardi di euro. ma ne abbiamo ricevuti dall’Europa 11.592. Il dare netto è 1,8 miliardi oltre 10 volte di meno di quelli proclamati da Di Maio (e ringrazio per gli oltre 200 like e 130 condivisioni registrate sulla segnalazione di questi dati, segno che c’è domanda di informazione).

Partiamo dalla congiura dei mercati (pluto massonici). In effetti i dati dicono che dopo l’avvio irresponsabile di questo governo per il momento dall’Italia sono usciti 72 miliardi di euro. Trentaquattro miliardi di euro a maggio, trentotto a giugno. Gli investitori internazionali rifuggono dai titoli di stato italiani e da obbligazioni delle nostre grandi imprese. Bisogna che i titoli li comprino le banche italiane, invece di finanziare imprese e famiglie.

Per una congiura? No, semplicemente per il fatto che chi presta i propri soldi vuole avere la ragionevole certezza di averli indietro. E se accetta un rischio più alto se lo fa pagare. E difatti lo spread è passato da 120 punti a 240 con questo governo. Non è una quotazione astratta, significa di conseguenza dover caricare sul bilancio dello stato a regime oltre 6 miliardi di euro in più all’anno: questo senza aumentare il debito…Sottratti agli investimenti ed ai servizi per i cittadini. Altro che flat tax e redditi garantiti. Senza nulla fare già questo è il costo del mal governo. E sullo sfondo c’è il fatto che la Banca Europea terminerà di acquistare titoli del debito pubblico.

E a proposito: l’irresolutezza di Di Maio sul caso ILVA costa allo stato 30 milioni al mese. In parole povere il tanto propagandato taglio dei vitalizi è già stato reso inutile in un mese dalle perdite di ILVA caricate sulla gestione commissariale e perciò sul bilancio dello Stato.

Possiamo (e dobbiamo) lamentarci dei guasti prodotti dall’eccesso di finanziarizzazione dell’economia. Ma anche qui bisognerà pur ricordare che questa stagione è nata con le scelte dei governi monetaristi di destra (negli USA e in Gran Bretagna) che hanno distrutte le regole esistenti e tornare indietro è ora molto difficile, anche volendo. E non sarà certo Trump (con il rispetto che gli tributa il governo giallo verde) a guidare una inversione di tendenza.

Poi c’è l’Europa: ah, se non ci fosse l’Europa con le sue stupide regole potremmo indebitarci a piacere e soddisfare le attese degli italiani. Ora possiamo certamente criticare i limiti di visione dell’Unione di fronte alle sfide della contemporaneità (Renzi l’ha fatto senza troppa fortuna). Ma che lo facciamo i cosiddetti “sovranisti” supera il ridicolo: l’Europa non è in grado di affrontare compiutamente le sfide proprio perché sono prevalsi tra gli Stati e nelle maggioranze politiche degli stati chi non vuole un’Europa dotata di tutti gli istrumenti per agire come una grande area integrata. E naturalmente passando il tempo a criticare la Commissione europea (di cui facciamo parte), minacciando senza poteri e ricattando è difficile far valere anche le buone ragioni che pure possiamo avere, come in materia di immigrazione.

In ogni caso facciamo finta che non esistano le regolette degli accordi di Maastricht (accompagnate dalle regole della nostra Costituzione, che finché non viene cambiata resta in vigore anche per Salvini e Di Maio, come per tutti i cittadini italiani) veramente saremmo più liberi?

Il debito ha questo piccolo difettuccio: che devi trovare chi i soldi te li presta e devi restituire nel tempo la somma aggravata dagli interessi, come sa qualsiasi cittadino che accende un mutuo. E questo è il limite che incontreremmo comunque nell’indebitarci. Chi ti presta i soldi li vuole avere indietro con gli interessi. Dunque la regoletta europea può essere insufficiente da sola ma non è stupida: ti puoi indebitare (fino al 3% del PIL) se è ragionevole pensare che un proporzionale incremento della ricchezza prodotta ti darà le risorse aggiuntive per ripagare l’indebitamento. Ed il debito non deve essere troppo grande se no con quello che devi pagare gli interessi non potrai mai fare politiche che incrementano la capacità di produrre ricchezza.

Facciamo due conti per capire quello che ci aspetta a prendere sul serio gli impegni assunti dal “contratto”. Non deve aumentare l’IVA, bene, ci vogliono12,4 miliardi di euro, almeno 5 miliardi ci vogliono per un minimo intervento sulla Fornero, 7 miliardi di euro per attivare un minimo intervento sul reddito di cittadinanza, poco di più di quello già fatto dal governo Gentiloni, almeno 5 miliardi per un piccolo intervento in direzione della flat tax. Poi il governo Conte si è impegnato con grandi sorrisi alla correzione dei conti richiesta dalla Commissione Europea per il 2019, e sono altri 10 miliardi. Ci aggiungiamo una decina di miliardi tra impegni già assunti (eh sì, gli 80 euro di Renzi, il sostegno alle imprese innovative e l’Alitalia, e l’ILVA, e le autostrade…) ed emergenze varie (compreso l’aumento dello spread) arriviamo a 50 miliardi da trovare. Il doppio della somma di cui ha parlato Tria.

Ecco, i famosi mercati ed i “burocrati” di Bruxelles vogliono solo sapere per dare fiducia all’Italia dove l’Italia intenda trovarli. Non con qualche tweet ma con le necessarie coerenti politiche. Perché il Gatto e la Volpe, Pinocchio e l’albero degli zecchini d’oro fanno parte di una fortunata favoletta, non della realtà.

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