8 settembre 1943, non dimenticare

Pubblicato il 8 settembre 2018, da Politica Italiana

Ci sono date che è bene non dimenticare. L’8 settembre del 1943 è una di queste. Sono passati giusto 75 anni, che sono tanti, però quella storia, se la rileggiamo, mette in luce alcune costanti delle nostre vicende civili che non sono proprio esaltanti.

Allora si fu costretti alla resa, senza condizioni, agli angloamericani. C’era una alternativa? Certamente no, l’Italia non era più in grado di sostenere uno sforzo bellico e lo stavamo sostenendo dalla parte sbagliata, alleati con i nazisti.

Però è il modo che offende e disonora i gruppi dirigenti di allora. Si fece l’armistizio, non si preparò nulla per contenere la prevedibile reazione dell’esercito nazista. Si lasciarono senza ordini i nostri soldati, in balia del nuovo nemico. Il Re, gli alti comandi, gli esponenti del governo scapparono vilmente a Brindisi. Certamente era ragionevole mettere in sicurezza i rappresentanti dello Stato italiano, perché non fossero catturati dai tedeschi, ma non con una fuga vera e propria, lasciando le Forze Armate senza indicazioni, senza strategie da porre in essere, senza comandi. Papa Pio XII restò a Roma, anche se sapeva che esistevano piani precisi di Hitler per la sua deportazione in Germania.

08 SETTEMBRE 1943 ROMA – SCONTRI A PORTA SAN PAOLO,

A causa di questa viltà ed inettitudine furono fatti prigionieri dai tedeschi oltre 1 milione di soldati italiani, avviati nei campi di internamento in Germania a lavorare come schiavi. È la triste storia degli IMI, Internati Militari Italiani.

Peggio andò per i reparti militari schierati all’estero, lasciati in balia dei tedeschi senza scampo. A Cefalonia furono trucidati dai tedeschi migliaia di soldati italiani che avevano scelto di resistere.

Poi l’onore della nazione fu salvato dai resistenti: dai militari e civili che a Porta San Paolo ed in altri luoghi d’Italia, pur senza ordini, decisero di non cedere ai tedeschi, dai combattenti italiani che, ricostituito un corpo militare, combatterono a fianco degli angloamericani, dai partigiani che organizzarono la resistenza nell’Italia occupata. Non certo dal Re e da Badoglio.

Potremmo ricordare la famosa frase di Winston Churchill contro la scelta del capo del governo inglese di accettare le promesse di Hitler nel settembre del 1938 a Monaco: “Potevate scegliere tra l’onore e la guerra. Avete scelto il disonore ed avrete la guerra”.

Così anche per l’Italia, per irresolutezza, incompetenza, superficialità del Re e degli alti comandi (Ricordiamo che Badoglio era già stato a fianco di Cadorna tra i responsabili della rotta di caporetto nel 1917) si perse l’onore senza evitare le inaudite sofferenze ai militari e alle popolazioni civili inferte da parte dell’esercito nazista.

Sono cose che sono successe, sono cose che potrebbero ricapitare. Se chi è in alto pensa che la competenza non sia una virtù, che l’onore non sia necessario (è onore anche essere affidabile sulle parole dette e non cambiare secondo l’onda dei sondaggi e delle emotività), che al popolo non si abbia il dovere di parlare con chiarezza e lungimiranza, che si possa essere irresoluti nel decidere (vedi la vicenda vaccini, un giorno sì e uno no) le cose possono ricapitare. Si spera non in modo così drammatico.

Dal film “Tutti a casa”

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