Il Governo scricchiola, il PD barcolla?

Pubblicato il 5 febbraio 2019, da Pd e dintorni

L’usura del governo è evidente. E d’altra parte se si vive sulle comunicazioni di giornata è chiaro che la campagna elettorale per la regione Abruzzo e in prospettiva le europee portano al volgare cannibalismo in atto tra i contraenti del contratto, con ragionamenti a base di levarsi dai coglioni (se lo dicono loro).

Necessità di campagna elettorale per poi tornare ad amarsi? Può darsi, il cemento del potere resta sempre solido ma dovranno fare i conti con l’evidente disincanto di tanti elettori. E le divisioni si accumulano. Si può essere a favore o contro la TAV, ma l’unica cosa che non si può fare è stare al governo parlando con due linguaggi totalmente opposti. Non si può essere un paese senza politica estera perché Di Battista nei suoi viaggi sudamericani si è innamorato dei dittatori venezuelani: tutti i maggiori paesi europei, compresa la sovranista Austria si sono schierati contro Maduro e l’Italia se ne sta sola soletta, perché non può scegliere non dico con l’Europa delle grandi democrazie ma neppure tra Trump e Putin.

In tutto ciò con amarezza constato che il PD non riesce a toccare palla. Le cronache della Assemblea di Roma dei delegati che dovevano ratificare i risultati del voto dei circoli sono un po’ sconfortanti. D’altra parte mantenendo in piedi una procedura assurda, in cui delegati fantasma, che vivono un solo giorno per alzare la mano, assistono ai comizi dei candidati, è inevitabile questa immagine. Restano solo le divisioni.

Si poteva almeno immaginare un happening, con una regia condivisa, pur con i confronti congressuali un messaggio di un partito vitale, che ha grandi valori in comune e li vive con la ricchezza del confronto democratico. Nulla di tutto questo. Se poi il sistema dei media è già prevenuto perché è più facile raccontare la storia del PD diviso che indagare un po’ più in profondità sulle ragioni politiche ci facciamo del male ulteriore.

Dice Giachetti che i congressi per forza dividono, semmai l’unità si fa dopo. È vero ma questo avviene in condizioni normali, non con una deriva antidemocratica che è in atto, con eccitazioni razziste e antiparlamentari, con le Europee alle porte.

Si decide di far parlare Calenda quando la sala è semivuota. Invece di valorizzare l’estensore di un appello che ha raccolto spontaneamente oltre 250.000 adesioni se ne ha quasi paura, dimostrando una separatezza totale tra i movimenti profondi del paese e ciò che si rappresenta nel PD. Queste adesioni sono superiori per numero ai votanti nei circoli del PD: vorrà pur dire qualcosa. Calenda è una risorsa o un problema? Potrà essere un problema solo per dirigenti in affanno.

Perciò gli impietosi giudizi sulla stampa di opinione. Su Repubblica Giannini commenta: “Il Pd si contorce, urla, fibrilla. Ma purtroppo, ancora una volta, in quell’organismo sembrano mancare cuore, cervello, o anche solo pancia…Ecco il dramma. A un mese dalle primarie e a quattro dalle europee, nessuno ha capito se il Pd ha una sola idea forte, per ricomporre la rottura sentimentale con la sua gente…. Il Pd sembra in ritardo su tutto…Ed è un peccato. Di più: è un delitto politico. Perché nonostante le sue disfatte e le sue lotte fratricide, i suoi deficit progettuali e i suoi vuoti identitari, la sinistra italiana un popolo ce l’avrebbe sul serio. Se solo qualcuno, a parte papa Francesco, sapesse indicare a quel popolo una via e una speranza”. Sul Corriere Panebianco parla del PD come “una formazione acefala, ossia guidata da una sbiadita oligarchia, priva di carisma, priva di idee, priva di tutto”.

D’accordo, Repubblica e Corriere, proprio in quanto giornali di opinione potrebbero anche interrogarsi sugli errori da loro commessi nell’interpretare il paese, di quanto abbiano fatto per favorire ad esempio un certo qualunquismo antiparlamentare, una descrizione sempre negativa delle istituzioni. Resta il fatto che un PD che ha questo ritratto sulla stampa di opinione, sostanzialmente assente sui social, mancando di una strategia adeguata, è per forza poco attrattivo.

Eppure è solo attorno a ciò che in questi anni si è mosso dall’Ulivo al Partito Democratico che è possibile costruire una proposta alternativa così necessaria. Spero che i nostri dirigenti se ne rendano conto, mettano in campo un po’ più di coraggio, di innovazione di linguaggio e di idee, escano dal torpore che li caratterizza.

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1 commento

  1. Sergio Broggio
    5 febbraio 2019

    Quale sarebbe l’alternativa ad una polica economica e sociale ad un anno di distanza dalla sconfitta elettorale? Il PD è poco credibile se dovesse proporre una politica alternativa a sulla del governo da lui egemonizzato. Il disastro è stato compiuto. Chissà quanto tempo ci vorrà per recuperare.


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