Un partito senza popolo?

Pubblicato il 6 luglio 2020, da Pd e dintorni

Ogni tanto mi chiedo: «Perché votare ancora Pd»? Alla fine per me la risposta può essere (ancora) semplice. Posso limitarmi a pensare che è la creatura politica per cui ho lavorato a lungo, di cui sono stato il primo segretario regionale veneto, e non è poi che ci siano molte altre alternative.

Però ci vorrebbe di più dell’occhio rivolto al passato. Ci vorrebbe una più salda convinzione per il futuro. Cosa mi manca oggi del Pd che ho conosciuto, e nel mio piccolo contribuito a costruire?

Mi ha colpito in questi giorni questa immagine. Rappresenta il Segretario provinciale del PD di Padova in un selfie che lo ritrae su un marciapiede padovano, tinteggiato con i colori dell’arcobaleno in occasione del Gay pride.

È un selfie simbolico certamente, ma appunto io vedo dei simboli che mi fanno pensare. Innanzitutto la solitudine del segretario, che rischia di essere la solitudine di tante faticose iniziative del Pd. Un segretario da solo senza popolo. Rivado con il pensiero ai grandi eventi padovani che hanno caratterizzato la storia dei progressisti, l’Ulivo, la Margherita, il Pd. Eventi che hanno mosso masse popolari, feste di popolo. Quanto lavoro abbiamo fatto, organizzativo e politico, perché avessero successo. Tutto scomparso nel giro di pochi anni.

D’accordo, è cambiata anche la società, ma di questo essiccamento sembra che nessuno sul territorio si preoccupi. Si perdono iscritti, militanti, dirigenti. Non succede nulla. Eppure se si chiama c’è ancora un popolo disponibile ad entusiasmarsi, ricordo la Fiera piena per l’ultima venuta di Renzi ancora nel Pd o la Fornace Carota colma per la presenza di Bersani. E sul piano nazionale i voti sono comunque ancora significativi nella frammentazione del sistema politico italiano.

Un partito che non si alimenta di un rapporto vitale con le masse popolari rischia di non avere futuro. Di diventare una stanca abitudine, di rappresentare un voto pur importante ma prevalentemente contro. Un voto di rassegnazione più che di speranza. Un partito fatto di qualche post, di qualche cinguettio, senza elaborazione culturale, senza parole appassionate per il futuro. Che vive solo di eredità del passato. E se non dai motivazioni forti ci si rassegna anche al peggio. A votare anche Zaia, e i sondaggi dicono che ci sono fasce non marginali di elettori Pd che raccoglieranno la suggestione del voto al presidente.

Eppure come non vedere che sotto la pelle del paese c’è una nascosta domanda di senso, di proposte di nuove vie rispetto alla società del desiderio e dell’individualismo che ha segnato la storia degli ultimi decenni? Chi è cattolico e ha seguito la messa domenicale a sentito le parole di Gesù: “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi”. Il Pd si esercita ancora in questa vocazione che starebbe nella storia della sinistra di parlare agli stanchi ed agli oppressi? A dare il senso di un popolo in cammino, un popolo fatto di storie personali che si riconoscono però in un destino collettivo?

Nella foto c’è un altro simbolo: la lotta all’omofobia. Problema esistente nel paese come testimoniano tanti atti di violenza e di disprezzo. Non entro nel merito di una discussione complessa, se serva una legge specifica per combattere l’omofobia, se la strada di legislazioni speciali, che sezionano la vita civile a seconda delle appartenenze di genere, sia quella più efficacie.

Il problema è un altro. Il rischio che il Pd si riduca al partito dei diritti individuali. Parli solo ai settori più affluenti e acculturati della società. Si scambino fenomeni elitari con fenomeni di massa. L’agenda politica, ancora al tempo del governo renziano, è stata bloccata per mesi per il problema delle unioni civili. Ne è uscita una legge equilibrata. E tuttavia poi la legge ha interessato qualche migliaio di italiani, non le masse popolari di cui si favoleggiava…Nell’ultimo anno rilevato le unioni sono state 2.800. Non vuol dire che la legge non fosse necessaria, vuol dire però che i diritti sociali che attraversano la vita della gente sono altra cosa

Ricorro ancora alle letture domenicali, quando Gesù dice: “hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli”. Ecco, ho la sensazione che il Pd si sia accomodato a parlare ai sapienti e ai dotti: a chi ha una buona cultura, un buon reddito, e fatichi molto a parlare dei bisogni elementari delle persone, delle famiglie come sono fatte, di chi si sente abbandonato e tentato dalle parole semplificatrici della destra.

Che il Pd riscopra la sua dimensione di partito di popolo, accetti il popolo come è fatto, ridiscenda sulle strade frequentate dal popolo più semplice. Munito di una qualche visione del futuro capace di affascinare ed attrarre. Mi piacerebbe vedere dei segnali. Ho letto l’ultimo libro di Beppe Sala «Società per azioni»: un tentativo di ridefinire un pensiero a sinistra attento alla modernità. Ci sarà qualche dirigente nazionale e locale che prenda sul serio queste suggestioni per tradurle in azione politica?

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7 commenti

  1. Silvana Cecchinato
    6 luglio 2020

    Bravo Paolo, giusta ed attenta analisi! Ma politici del “vostro” spessore (Gottardo/Giaretta), e molti altri di quella generazione non ne vedo proprio in giro.. nè a destra, nè a sinistra, nè a Padova, nè a Roma…”tirano tutti a campare”, da ambo le parti, vanno avanti per tentativi.
    Progetti lungimiranti:ZERO!
    Come sai io sono rimasta nel centro destra ma mi interesso comunque e apprezzo quando qualcuno “opera” bene e per il bene di tutti. Che sia di una parte o dell’altra poco importa, l’importante è si lavori per il bene del Paese. E mai come ora servirebbero invece, menti illuminate e di alto valore politico. Silvana


  2. Mario
    6 luglio 2020

    Ciao Paolo, anche questa volta hai centrato il problema. Un Pd “Anonimo” quello Provinciale, Regionale e Nazionale.Dal Referendum di Renzi, ci siamo fatti del male da soli.


  3. Corrado
    6 luglio 2020

    Caro Paolo Giaretta,
    il PD ha ragione d’esistere a livello nazionale in quanto rappresenta il partito responsabilmente conservatore per eccellenza. Ma non ha nulla da dire al Veneto perché come dici tu non rappresenta le masse popolari. Quelle masse popolari che si sono espresse a favore dell’autonomia (2,5mln di voti) tre anni fa e che il PD non ha mai considerato boicottando il referendum e dimenticandosi dell’inveterato desiderio di autonomia dei veneti. Un desiderio non solo dei leghisti, ma che è stato riconosciuto nell’ordine da Don Sturzo (federalista ante litteram), Bisaglia (si parva licet componere magnis), Giorgio Lago, Cacciari e adesso il Movimento VenetoVivo di Simonetta Rubinato (ex-PD). Un’area politica di cui il PD s’è dimenticato e di cui non può ora chiedere il voto all’ultimo momento.
    Il PD, oggi, rappresenta degnamente quei valori, comportamenti e istituzioni sociali che erano progressisti mezzo secolo fa. Chi ha più di 60 anni s’è battuto per affermarli contro la conservazione di allora. Ci siamo in gran parte riusciti a costo di invecchiare (non precocemente, anzi forse troppo lentamente). Adesso vogliamo conservare quello che abbiamo costruito, ed è giusto che lo facciamo, anzi è proprio il nostro compito storico. Il progresso è proposto da altri in modo più o meno confuso (così come eravamo confusi noi quando eravamo giovani), intelligente e accettabile. Il futuro è sempre indecifrabile. Non lo fosse, non sarebbe progresso né vero futuro poiché il futuro non è ancora successo e contiene allo stesso tempo sia il bene che rimarrà sia il male che si spera verrà sconfitto.
    Nel Veneto, invece, il PD, così come opera, è residuale e inutile. Il ruolo conservatore l’ha svolto già Forza Italia con Galan e una ricca nomenclatura ex-democristiana; e da dieci anni è stato sostituito da Zaia e dalla sua Lega veneta, ben diversa da quella di Salvini che comunque assicura al Presidente un’altra parte di consenso. In Consiglio regionale (anche a Padova e altrove come tu sai meglio di me) il PD non ha fatto mai vera opposizione, ma s’è sempre “accordato”. Non è un caso che il Veneto sia stato da trent’anni pochissimo (e male) rappresentato nei governi di centrosinistra (il “male” non si riferisce di certo a te e a nessun altro specificamente).
    Al Veneto serve un partito in grado di esprimere qualcosa di diverso dalla balena bianca ritinta prima in azzurro pallido poi in un verde stinto. Il Veneto necessita di un partito del territorio che sia in grado di opporsi alla conservazione. I temi su cui operare? Quelli antitetici alla Lega di Salvini e al PD nazionale, vale a dire: autonomia e federalismo italiano ed europeo, solidarietà, sussidiarietà e liberismo che significa anche “lasciateci fare da soli” anziché “lo Stato deve aiutarci”! Ambiente, integrazione, partecipazione, sostegno ai deboli, corruzione sono importanti materie amministrative, non di governo, e per giunta ormai politicamente usurate.


  4. Giuliano Franceschini
    6 luglio 2020

    Purtroppo tutto quello che dice è tragicamente giusto e vero.

    I diritti dei gay sono sacrosanti, così quelli dei migranti e di tante altre minoranze ingiustamente maltrattate. Ma bisogna spiegarlo bene alle gente comune, perché non sempre lo capisce, trascinata nel vortice di altre paure e di altri problemi, che riguardano molte più persone. Problemi e paure di cui nessuno si interessa, che riguardano i poveri, gli ultimi, dei quali nemmeno il PD si ricorda più.

    Penso ai nostri giovani che devono emigrare all’estero, i quali non votano ne PD, né Lega, né niente altro, ma alimentano il primo partito d’Italia:l’astensione.
    Penso ai cosiddetti “dipendenti” delle cosiddette cooperative che di cooperativo non hanno niente, se non i benefici fiscali: gente senza diritti e col futuro perennemente incerto.
    Penso ai lavoratori in nero dell’agricoltura: ma glielo vogliamo dire a chi compra i pomodori a quattro soldi al kilo che qualcuno glieli raccoglie a 0,004 soldi al kilo? Ma lo vogliamo chiedere alle Autorità competenti di andare a fare visita in quelle Aziende???
    Penso a chi non ha istruzione e deve fronteggiare, magari a 50 anni, la concorrenza cinese: chiudete le frontiere, come dice la Lega, e poi vedremo chi sta peggio se i cinesi o noi, che viviamo di esportazione.
    Penso a quelli che pagano le tasse e a quelli che non le pagano per niente (dai piccoli fino alle grandi multinazionali con sede extra Italia). La gente è stufa di pagarle così. Tra l’altro nessuno spiega a cosa servano le tasse e allora passa l’idea che vadano a beneficio dei fannulloni: un po’ di educazione civica non guasterebbe.
    Penso infine a quelli che lottano, solitari, contro tutte le mafie: ma lo vogliamo dire ai cittadini che l’Italia ha un problema colossale con la delinquenza organizzata?

    Sembra che il PD si sia adagiato in quelle battaglie, anche giuste, ma non comprese dalla massa della gente, che invece ha veramente paure e problemi sui quali soffiano vergognosamente le destre.

    Vuole il PD completare la metamorfosi in partito radical chic o vuole ritornare sui suoi passi, alle origini? Confesso che quest’anno ho restituito la tessera.


  5. Paolo
    7 luglio 2020

    purtroppo condivido, molti a Padova non stanno rinnovando la tessera…


  6. Paolo
    7 luglio 2020

    Ciao Silvana, grazie!


  7. Paolo
    7 luglio 2020

    Caro Mario, almeno noi ci siamo anche divertiti cercando di fare cose utili per le nostre comunità…


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