Quando c’erano i partiti

Pubblicato il 21 febbraio 2022, da Cattolici e società

Ogni tanto presento qualche ricordo riguardante la Repubblica dei partiti. Riguardano la Democrazia Cristiana perché è l’esperienza che ho conosciuto, ma elementi simili si ritroverebbero nell’attività di altri partiti.

Non si tratta di reminiscenze nostalgiche ma dell’obiettivo di far conoscere a chi non la ha vissuta la vita dei grandi partiti popolari. Non esenti da errori, altrimenti sarebbero ancora in vita. Ma capaci di guidare un paese complesso, con profonde divisioni politiche e sociali, su un confine geopolitico delicatissimo, difendendo sempre la sostanza della vita democratica. Anche allora nulla era regalato, ma frutto di un lavoro politico e organizzativo di imponenti dimensioni.

Questa volta getto uno sguardo sul Movimento Femminile della Democrazia Cristiana padovana negli anni ’60. Me ne dà l’occasione un quaderno che ho rinvenuto in cui sono annotati meticolosamente giorno per giorno tutte le attività svolte tra gli anni 1964 e 1968. E’ significativo il fatto solo di tenere nota di ogni riunione, siano esse riunioni degli organi direttivi o piuttosto tutte le attività svolte in periferia, con indicazione dei luoghi, degli argomenti, dei relatori.

Prendo ad esempio il mese di marzo del 1964. Si svolgono nel territorio provinciale 92 iniziative. Per dire dell’importanza della formazione dei giovani 40 iniziative sono rivolte alle giovani iscritte o, come si diceva allora, alle matricole del voto che votavano per la prima volta, 5 sono congressi sezionali per il rinnovo delle cariche, il resto assemblee su vari argomenti con le iscritte, riunioni politico organizzative a livello zonale, ecc. Insomma, una media di tre riunioni al giorno, sabati e domeniche comprese. Nel mese di novembre dello stesso anno le riunioni sono 105.

Occorre tener conto che l’organizzazione della Democrazia cristiana si articolava per sezioni, radicatissime nel territorio, oltre 210 nella provincia di Padova in quegli anni, organizzate in 15 zone comprensoriali, e in ogni sezione era presente l’organizzazione generale del partito, il Movimento femminile, quello giovanile e sia pur con minor peso il Movimento Anziani. I dati del Movimento femminile che abbiamo visto sono solo una parte dell’attività, altrettanta se non di più veniva svolta dal Movimento Giovanile e dal partito in quanto tale.

Naturalmente l’attività si intensificava nel periodo elettorale. In questi casi era però il partito che organizzava direttamente le principali iniziative, assorbendo quindi l’attività dei movimenti. Tuttavia vediamo che nel maggio del 1968, anno di rinnovo del Parlamento, oltre settanta riunioni sono organizzate dal solo movimento femminile, prevalentemente comizi della Delegata provinciale, l’on. Lia Miotti Carli, che era parlamentare uscente. Lia Miotti Carli era figura molto autorevole anche a livello nazionale, era vedova dell’ing. Giovanni Carli, partigiano caduto in battaglia, insignito della medaglia d’oro al valor militare. Come era frequente allora nella Dc l’impegno politico nasceva dalla militanza nelle organizzazioni cattoliche, essendo stata Lia Miotti Carli presidente dei liceali dell’Azione cattolica vicentina e poi della Fuci.

Il lavoro così intenso e capillare dava frutti copiosi. Nelle elezioni del 19 maggio del 1968 la Dc raccoglieva in provincia di Padova il 58,29% dei suffragi, con punte superiori al 70% nell’alta padovana, ad esempio il 78,3% a Cittadella e il 79,8% a Camposampiero. Il Pci raccoglieva il 15,25 e socialisti e socialdemocratici che quell’anno si presentavano in un’unica lista si fermarono al 13,75%. L’on Miotti Carli veniva confermata al seggio della Camera con 37.000 voti di preferenza, più o meno quelli raccolti dal giovane Sindaco di Este Carlo Fracanzani, allora 33enne, che avrebbe poi avuto un importante percorso politico, fino a diventare ministro. Primo degli eletti nella circoscrizione Padova, Vicenza, Verona, Rovigo fu Mariano Rumor con 168.000 voti, seguito da Toni Bisaglia con 74.000 e Luigi Gui con 58.000.

Certo in questi risultati così rimarchevoli influiva l’appoggio esplicito che la gerarchia cattolica dava alla Democrazia cristiana ed il lavoro conseguente svolto dalle organizzazioni cattoliche. Tuttavia sarebbe sbagliato semplificare. Proprio dal quaderno che ho consultato rarissimi risultano essere gli incontri con le organizzazioni del laicato cattolico. Vi era certamente una contiguità, ma il partito aveva una propria autonoma organizzazione, dentro la quale pesava la presenza di personalità del laicato, ma era una autorevolezza da conquistarsi anche nel partito.

Ogni epoca ha le proprie forme organizzative, nella attuale società “liquida” e mutevole non vi è spazio per una così solida organizzazione. Tuttavia: la democrazia era forte, il popolo andava a votare convinto di esercitare un diritto a cui non voleva rinunciare perché vi erano comunità educanti che formavano opinioni, esercitavano spazi di vita democratica, offrivano prospettive valoriali. Erano i partiti.

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