Eppur si muove

Pubblicato il 10 gennaio 2014, da Politica Italiana

Politicamente è un inizio d’anno molto nervoso. Per forza di cose. Il punto è che occorre fare una verifica politica, usando un vecchio termine. Cioè verificare alla luce delle novità politiche (la rottura del PdL e la nuova leadership del maggiore partito della coalizione, legittimata da un vasto mandato popolare) se il governo sia in grado per condivisione programmatica e per robustezza e coesione della squadra di fare ciò di cui ha bisogno il paese.

Solo che occorre fare la verifica senza chiamarla così. Di qui molta tattica. Chiedere le dimissioni di Saccomanni salvo poi smentirle, l’incontro Renzi Letta che ieri non doveva assolutamente esserci e che oggi si è fatto, ecc. ecc. Insomma di fatto un po’ un armamentario da prima Repubblica. Si vede che aveva ragione Mark Twain quando diceva “le cattive abitudini non si possono buttare dalla finestra, bisogna spingerle giù per le scale un gradino alla volta.”

E tuttavia “eppur si muove”. Si vede il peso di una forte leadership nel PD. Forte non tanto per equilibri interni ma per il mandato popolare ricevuto. Forte rispetto a debolezze altrui. Se pensiamo che Berlusconi si trova prigioniero non solo del suo pesante passato ma da gruppi di potere interno e non riesce a sciogliere i nodi della squadra del nuovo partito, che Grillo ha mezzo gruppo del Senato contro e non riesce a presentare le liste in Sardegna dove aveva trionfato alle politiche.

Infatti è stato importante avere fissato entro gennaio l’avvio del dibattito sulla nuova legge elettorale. Partire non vuol dire essere già arrivati ma certo è un punto che Renzi ha segnato. Anche le prime proposte per il pacchetto lavoro, sia pure ancora alquanto generiche, registrano un interessante consenso anche dalle parti della CGIL, che in passato aveva diffidato molto, oltre che al consenso degli altri sindacati e parti sociali. C’è il tema delle compatibilità finanziarie, ma intanto si parte.

Le debolezze altrui offrono spazio ma possono creare anche difficoltà. Così va interpretata l’uscita perentoria di Alfano: “Se il PD propone il matrimonio gay ce ne andiamo un attimo prima a gambe levate”. Che è un espediente di un partito che si sente debole. Infatti siccome nessuno propone il matrimonio gay ma una regolazione di diritti fondamentali per coppie omosessuali per i quali esistono tanti esempi in Europa, approvati anche in paese a guida del centrodestra, è un gridare con riserva.

Comunque Alfano, che si picca di essere erede della tradizione democristiana, dovrebbe proprio ricorrere alla saggezza di cui dette prova la DC quando fu approvata la legge sul divorzio nel 1970. La legge fu approvata con il sostegno di partiti che facevano parte della maggioranza (socialisti, repubblicani, socialdemocratici) e con il voto contrario del maggior partito della maggioranza stessa, la Democrazia Cristiana. La quale si guardò bene dal far cadere il Governo per questo. E dunque si dovrebbe tranquillamente accettare una iniziativa del parlamento in materia, ammesso che poi ci siano i voti. Perché se Grillo si è comportasse come ha fatto finora c’è da aspettarsi un voto contrario, all’insegna del “ci vuol ben altro”, quel benaltrismo che è stata la tomba di molte iniziative riformiste.

Mi auguro che l’incontro Letta Renzi sia stato veramente positivo. Insisto: senza una intesa vera tutto diventa più difficile.

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , , , ,

1 commento

  1. Giorgio Gallo
    11 gennaio 2014

    Continuo a essere fortemente perplesso!!! Continuo a percepire che le compagini politiche italiane sono attivissime dal punto di vista della propaganda elettorale: ora per le europee. Mentre le riforme economiche, che devono ridurre le odiare tasse, non si riesce a capire se esiste o è formulato uno straccio di programma, percorso o idea.


Scrivi un commento