Bisogna farcela!

Pubblicato il 23 febbraio 2014, da Politica Italiana

Deve farcela, e dobbiamo fare il possibile perché possa farcela. Perché un fallimento di Matteo Renzi a questo punto trascinerebbe l’Italia in un incertissimo futuro di paese “commissariato” dalla UE quanto ad assolvimento dei suoi impegni sovranazionali e senza una base politica credibile con elezioni dominate da istinti populistici.

Ho seguito da lontano le vicende della formazione del Governo per una settimana di vacanza fuori Italia. Mi sembra di poter dire che il Governo che ne è venuto fuori sta tutto sulle spalle della credibilità personale di Matteo Renzi. Che ne ha molta. Non è da tutti, del resto, passare in cinque anni da presidente della provincia di Firenze (ottenuta per via di accordo tra partiti in una provincia “rossa”) a Presidente del Consiglio dei Ministri, il più giovane della storia italiana. Quindi la stoffa c’è.

Certo che Renzi, dovendo rinunciare a molti nomi di peso, competenza e credibilità che pure erano circolati sui quotidiani, ha ripiegato sull’immagine di un governo totalmente nuovo, con un rispetto rigoroso di criteri di parità di genere e di abbassamento dell’età media. Che non è poco. Se fosse stato per lui avrebbe lasciato fuori anche Alfano, ma ha dovuto anche lui far di conto con i voti parlamentari.

Funzionerà un governo così? Conosco molti dei nuovi ministri, anche i più giovani. Sono persone che hanno svolto con impegno un sia pur breve mandato parlamentare, che studiano ed approfondiscono i problemi. Bisogna dare fiducia, possono fare meglio per libertà di pensiero, per vitalità, impegno, di personalità  più sperimentate ed autorevoli. Bisognerà vederli alla prova dei fatti, sulla capacità di imporsi ai vertici burocratici dei ministeri (la vera linea di continuità di comando e spesso di conservazione), sulla capacità di acquisire una propria autorevolezza in Parlamento (dove le invidie non mancano mai) e nell’opinione pubblica.

Pochi Ministri, nuovi, giovani. Tutti elementi che piacciono molto all’opinione pubblica. Che questo corrisponda alla capacità realizzativa si vedrà. Perché pochi ministri, all’inizio inesperti, significa molto più spazio alle burocrazie parlamentari e significa minore dialogo con il Parlamento e rischio di continuare la brutta abitudine dell’abuso della decretazione d’urgenza. Occorrerà fare un numero adeguato di sottosegretari per assicurare un rapporto fecondo tra Governo e parlamento. Diamo però fiducia al fatto che la novità sappia esprimere fatti nuovi.

Do un giudizio più severo sulla nomina della Guidi a Ministro dello Sviluppo Economico. La trovo del tutto inopportuna. Sono noti i legami suoi e del padre con Berlusconi, mai rinnegati, anzi confermati qualche giorno fa. E parliamo del Ministro da cui dipende il nodo delle televisioni: con il pericolo che abbia tre dipendenze, da Berlusconi, dalle sue aziende, che sono fornitrici dello Stato e di aziende pubbliche, e dalla burocrazia di Confindustria.renziletta

Resta il nodo evidenziato dalla gelida cerimonia dello scambio di consegne tra Letta e Renzi. Letta resta convinto di essere stato oggetto di un attacco sleale da parte di Renzi. Renzi si è impegnato a chiarire la motivazione del rapido cambiamento di opinione in meno di una settimana: dall’assicurazione sulla durata del governo Letta al suo spegnimento. Sarà bene che lo faccia, perché occorre ricordare che la base parlamentare del nuovo governo rischia di essere ancora più ridotta, con i malumori nella frantumazione centrista e all’interno del PD. Non sufficienti a far cadere il Governo, ma sufficienti a rendere meno agevole il cammino.

Giudizio il mio troppo poco entusiasta? Può darsi, ma preferisco stare sul realismo per essere poi piacevolmente sorpreso piuttosto che illudermi senza fondamento. Perché in questo campo allal fine i miracoli non esistono.

 

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