I numeri che ballano, il Paese che si incattivisce

Pubblicato il 11 giugno 2015, da Politica Italiana

renziStiamo attenti. Sento attorno un’aria che ho già respirato. Quando al Senato il Governo Prodi stava in piedi per un voto. E tutte le energie della vita del Senato dovevano indirizzarsi a convincere ogni singolo senatore, a blandire gli scontenti, a lusingare i demotivati. Ad accompagnare al voto la quasi centenaria sen. Levi Montalcini. O anche quando nelle prima legislatura dell’Ulivo i voti di margine al Senato erano di più, sette per la precisione, ma le divisioni interne della maggioranza, la vanità delle prime donne, la visibilità dei partiti, ecc. rendevano il cammino faticoso. Ed infatti finì come è finita.

E’ un film che ho già visto e Renzi sta purtroppo sperimentando che non era l’incapacità dei leader di allora a rendere poco fruttuosa l’azione politica, come forse gli sembrava, ma lo spappolamento del sistema politico.

Il rischio è che il Senato diventi una palude e Renzi perda l’abbrivio, la velocità che è stata la caratteristica che è piaciuta all’elettorato. Tra pezzi che se ne vanno, senatori della maggioranza impelagati in brutte vicende giudiziarie e la nostra minoranza interna che vuole regolare i conti si rischia la frittata. C’è da chiedersi se già ora ci siano davvero i voti per governare con l’energia necessaria. Perché servono i voti non solo nei voti di fiducia, ma anche nella vita quotidiana, in Commissioni e in Aula. Non vorrei che ci vedessimo ridurre a stare in piedi con il voto di Razzi! Scilipoti ci è bastato.

Anche perché il clima del paese è quello che è. Nonostante evidenti segni di ripresa economica e un ampliamento della base occupazionale. Ma è un paese che si è incattivito sotto il peso della crisi economica, ma anche per rancori, smarrimento di valori, pessimismo improduttivo, perdita di speranze.

Mafia capitale riapre il capitolo del degrado istituzionale, di una casta avida e senza principi etici. Si ha un bel dire che Marino deve restare. Sarebbe giusto, la guerra gliela hanno fatta dentro il PD quelli che erano sul libro paga di Buzzi. E certamente Marino non era in combutta. L’ho conosciuto bene. Può avere alcuni difetti, ad esempio è un uomo molto vanesio e pieno di sé, ma con il malaffare romano non c’entra nulla. E però se ogni giorno emerge che non solo la destra di Alemanno e soci, ma anche pezzi importanti del PD romano avevano perso completamente il senso del limite, l’idea del buon governo, la distinzione tra collaborazione e complicità, potrebbe capitare che ad un certo punto non si riesca più a reggere.

E poi c’è questo problema dei profughi. Che anche per la complicità irresponsabile dei media si trasforma in una paura diffusa. Ci invadono si sente ripetere nei bar, sui mezzi pubblici, a casa. Numeri in sé gestibili, inferiori a quelli programmati dal Ministro dell’Interno Maroni, diventano ingestibili, anche per una irresponsabili indifferenza degli altri paesi europei, a loro volta alle prese con opinioni pubbliche ostili. Ma illudersi che il problema sparisca lasciandolo sulle spalle dell’Italia è una sciocchezza che tutti rischiano comunque di pagare. E poi c’è la concorrenza al ribasso nelle regioni e negli enti locali. Perfino Casson, simbolo della sinistra radicale, di un Comune dalle costosissime ma ultra accoglienti politiche sociali per i nomadi, i diversi, gli immigrati, si deve piegare a dire che a Venezia non c’è posto (???) esattamente come Zaia.

Renzi che è di brillante intelligenza queste cose le sa bene. Un conto è dimostrare sicurezza e determinazione, un conto però è sottovalutare le difficoltà. Bisogna ricompattare il PD ed il progetto del “cambiare verso”. Gli oppositori interni, almeno quelli seri, devono rendersi conto che dopo Renzi c’è solo il disastro. La fine di un ruolo di governo della sinistra in Italia. E sarebbe il meno. Il più sarebbe il governo di una destra populista, xenofoba e isolazionista. Un paese in cui la leadership si disputerebbe tra Grillo  e Salvini…

 

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn
  • RSS
  • Pinterest
  • Add to favorites
  • Print
  • Email

Tags: , , , , , , , ,

3 commenti

  1. Giorgio Nardari
    11 giugno 2015

    ……io morirei di crepacuore se un Salvini o un grillino prendesse solo un incarico di ministro. A meno che non avesse il ministero, detto alla veneta, delle “stupidade”.


  2. bruno magherini
    13 giugno 2015

    Ciò che separa un politico, più o meno abile, da uno statista è l’ampiezza di visuale sulla realtà sociale e sul prevedibile sviluppo degli eventi. Doti possedute da alcuni grandi personaggi della cosiddetta prima repubblica. Penso a Moro, a Berlinguer ed altri. Doti del tutto assenti nei personaggi di primo piano oggi sulla scena. Colpa anche dei tempi che privilegiano l’emotività a scapito della riflessione. Confesso di essere dispiaciuto (ma non meravigliato) quando in un partito tutto ruota intorno ad un capo. Ciò che non mi piaceva prima del berlusconismo, non mi piace oggi del renzismo: uno pensa (se pensa) tutti gli altri eseguono. “Simul stabunt simul pereant”. I motivi sono presto detti: sono completamente smarrite le ragioni ideali che aggregano una organizzazione. Non si sa più quali siano i filoni portanti della sinistra (non solo in Italia ma anche in Europa). L’origine di questa crisi. Piaccia o non piaccia il motivo storico va ricercato nell’implosione dell’URSS. In fondo i vari socialismi erano nient’altro che soluzioni più blande ed edulcorato del predominio dello Stato sulla società. Giustamente e in modo lungimirante Scalfari (azionista ma mai comunista) parlò dell’apertura del “vaso di Pandora”, aggiungendo peraltro che “non si possono metttere le braghe alla toria”. Io non ho mai votato comunista. Ma era chiaro che si trattava di un terremoto geopolitico devastante. Domando: la sconfitta della formula socialista e l’abbraccio del più sfrenato capitalismo da parte dei cinesi non è alla base della crisi di tutto l’Occidente? Un miliardo e duecento milioni di formiche lavoratrice stanno costruendo un nuovo Impero nel mondo, scalzando, piaccia o non piaccia l’America.
    Il contesto della globalizzazione sta provocando effetti devastanti soprattutto nei Paesi europei più deboli, come l’Italia, che ha prosperato per mezzo secolo sull’indebitamento, fronteggiabile con la svalutazione cronica della lira.
    Con l’euro i nodi prevedibili) sono venuti al pettino (preciso: l’uscita dall’euro a questo punto sarebbe devastante).
    Questo il quadro generale nel quale non sembra possibile ottenere la quadratura del cerchio. Unica medicina: la macelleria sociale.
    E vengo alla politica di oggi.
    Conoscendolo come sindaco di Firenze mi onoro di non aver mai votato Renzi.
    Non alle primarie. A queste regionali non ho votato come migliaia di persone ex elettori PD.
    A parte alcuni tratti caratteriali poco simpatici, quali l’arroganza, l’insolenza, la presunzione, la testardaggine, l’autocompiacimento (in comune lo chiamano ancora “il caimano di Rignano”) Renzi ha commesso alcuni errori politici esiziali, il primo dei quali è stato quello di aver voluto cumulare la carica di segretario del partito e di capo del governo (pensando così di rendere inattaccabile e non condizionabile la sua posizione leaderistica.
    Già a Firenze erano notori i suoi traffici politici con Verdini, personaggio definito da Sgarbi “un delinquente comune”.
    Le sue (di Renzi) campagne sono state finanziate da ignoti (in gran parte) donatori, il che la dice lunga sul suo scarso ancoraggio sociale.
    La politica è in gran parte mediazione tra interessi spesso conflittuali.
    Lui sta andando giù con l’accetta.
    La sua legittimazione a governare l’Italia è venuta dall’alto (leggasi: Napolitano) sulla base solo delle primarie di un partito che aveva avuto una sovrarappresentazione parlamentare in virtù di una legge elettorale (non a caso chiamata “Porcellum”) ottenuto per una manciata di voti.
    Fatto politico, questo, che avrebbe dovuto suggerire una cautela riformistica che non c’è stata. La riforma del Senato di nominati e non di eletti dal basso è semplicemente un’offesa plateale alla democrazia.
    A questo si aggiunga la evidente continuità con le politiche di Monti (e Fornero) che hanno prodotto non, come alcuni miopi immaginavano la nascita del grande Centro, ma l’esplosione dei 5 stelle, espressione di una incazzatura all’ennesima potenza, come syriza in Grecia, Podemos in Spagna, e altri movimenti antieuropeisti montanti.
    Perchè guardiamoci in faccia: l’idea di Europa ha resistito finchè ha resistito la cortina di ferro. Nella nuova Europa dominata dai tedeschi aumenteranno le spinte centrifughe. Aspettiamo il referendum inglese e ne riparliamo.
    L’Unione europea oggi è solo una espressione geografica (come disse Metternich dell’Italia risorgimentale, con qualche buona ragione).
    Una società di stati molto eterogenea dove i più forti la fanno da padroni.
    Se non è stato possibile realizzare una unione politica ieri immaginiamoci se sarà possibile farlo domani. Qui il sano pragmatismo inglese come al solito ci ha visto più lungo.
    Ritorniamo ai fatti di casa nostra
    Mi spiace per i cosiddetti “renziani”: il big bang è già al big crunch.
    Sto assistendo sui social a un vero furore contro il PD.
    Basta spulciarli.
    C’è un nuovo sisma epocale in corso in Italia che porterà al tracollo del PD, per tutti gli errori accumulati.
    Il trend è irreversibile se questi sono i protagonisti della scena.
    Le ultime regionali sono l’avvio del terremoto.
    Perchè in momenti critici non basta essere politicanti furbi.
    Occorrerebbero grandi statisti.
    Che purtroppo non si vedono.


  3. Dante
    13 giugno 2015

    Ci sono due temi sui quali la sinistra non affonda la propria analisi con coraggio: l’inevitabile futura contrazione delle “opportunità occupazionali”(almeno nel senso capitalistico e classico del termine) e la crescente e diffusa paura fra la gente comune che il “fenomeno migratorio” ci porti via quel poco o tanto che abbiamo, come individui, ma anche come sistema-Stato. Anche chi, a sinistra, con coraggio e determinazione cerca di superare alcuni tabù o pregiudizi, su questi due temi sembra voler sorvolare, quasi temesse, inoltrandosi su strade nuove e contrarie a decenni di cultura politica di sinistra, di perdere la bussola o di recidere le proprie radici. Prendiamo il tema del lavoro. Anche chi, come Renzi, sta operando con coraggio sul tema del lavoro, non tiene conto della progressiva e inarrestabile riduzione del fattore “uomo” nei processi produttivi, non solo industriali, ma anche nel terziario, nel commercio, nella pubblica amministrazione, ecc. Per questo diventa ragionevole pensare anche a forme di “reddito di esistenza” che possano intervenire quando la piena occupazione, nonostante il Jobs Act, le riduzioni di orario di lavoro e altri interventi, diventerà impossibile. In un’auspicabile lunga fase di transizione verso la “fine del lavoro” (Jeremy Rifkin) diventa determinante, per rallentare il trend della perdita di posti di lavoro, individuare dove può crescere l’occupazione. L’Italia, per come si è declinato il suo sviluppo, ha bisogno di assorbire lavoro in ambiti trascurati e finora marginali. Ambiti che possono avere un trend di accrescimento occupazionale grazie al fatto di essere stati dimenticati o non valorizzati dalle politiche economiche tradizionali. Facciamo degli esempi. L’Italia produce energia rinnovabile dal sole pari un terzo di quella prodotta dalla Germania, avendo però, per posizione gerografica e climatica, tre volte più della Germania la possibilità di sfruttare l’irraggiamento solare. Altro esempio. I prodotti agro alimentari italiani, molto richiesti dal mercato internazionale, avrebbero bisogno urgente di uno straordinario e massiccio incremento del ruolo e del peso del settore primario, di cui la legge sul “consumo di suolo” costituisce il primo atto. Sono due esempi, ma lo stesso discorso potrebbe valere per il “turismo”, la valorizzazione del “patrimonio artistico” e altro ancora, che ci fanno capire l’ottusità dello spirito dello “Sblocca Italia”, quello si, ascrivibile ad una visione di destra e suicida in termini di futuro sostenibile. Pensare che in un paese come l’Italia si possa crescere con le grandi infrastruture e trivellando il territorio mi fa pensare piuttosto al vecchio modello sovietico. Mi chiedo come può considerarsi di sinistra una politica che crea lavoro con le grandi infrastrutture, quando queste stesse opere, una volta terminate, precluderanno per sempre la possibilità di creare posti di lavoro in “agricoltura” e in tutte quelle attività legate alla disponibilità di suolo, alla visione di “paesaggi” non deturpati da asfalto e cemento, alla cura preventiva “anti dissesto idrogeologico”. Sono tutte attività che possono creare stabilmente posti di lavoro e attutire gli effetti della contrazione occupazionale dei settori industriali (automatizzati) e dei servizi (sempre più digitalizzati). Avere una visione ambientalista e attenta al futuro che lasceremo ai nostri figli, questo significa essere di sinistra, partendo dai disastri ambientali e sociali prodotti dal liberismo senza regole. L’altro tema sul quale la sinistra non affonda con coraggio la propria analisi e’ quello relativo al senso di paura e di insicurezza, legato al “fenomeno migratorio”, che vive la gente comune e su cui Salvini e il centro destra stanno costruendo il loro futuro successo elettorale. È senz’altro di sinistra considerare il fenomeno migratorio come una conseguenza dello sfruttamento capitalistico operato dall’Occidente che ha depredato i paesi del terzo mondo. È di sinistra accogliere questi disperati, uomini, donne e bambini, cercando che il loro disperato tentativo di fuggire da una morte certa non si trasformi in tragedia. E’ di sinistra avere un quadro chiaro e dare e avere una comunicazione trasparente sui numeri e sulla dimensione reale del fenomeno, per distinguere la fisicità e l’entità reale del problema dalla sua percezione fra le masse, anche se spesso strumentalmente artefatta. E’ di sinistra, per me, cercare di capire lo stato d’animo di preoccupazione indotto dal “fenomeno migratorio” sulle “classi popolari” e sul “ceto medio”, che hanno sempre votato a sinistra. Così come battersi per una soluzione del problema “immigrati” da parte della comunità internazionale che stronchi il fenomento a monte. Ed è di sinistra battersi perché l’Europa se ne faccia carico a pieno titolo, a costo di prendere, come paese, una posizione politica (magari di tutto il parlamento) di rottura se il “carico umano” non viene ripartito con equità. C’erano le quote “latte”: non possono esserci le quote “profughi” imposte obbligatoriamente fra i 28 paesi? Si dovrebbe inoltre far pesare, come uno dei criteri per la ripartizione, il carico antropico dei diversi stati, per stabilire, la capacità di assorbimento di un paese di nuove ondate migratorie. L’Italia, ad esempio, e’ il paese più densamente popolato e non ha spazi illimitati tant’è che la sinistra si sta battendo per fermare il consumo di suolo che rischia di compromettere le condizioni minime di vivibilità (che qualsiasi paese civile deve garantire ai propri cittadini). E’ il “popolo” che vive nei paesini sperduti o nelle periferie delle nostre città che chiede più sicurezza, più rispetto delle leggi, più forze dell’ordine sul territorio, di giorno e di notte, facendo uscire dalle caserme migliaia di carabinieri o poliziotti che fanno lavoro di ufficio. Essere per principio fautori dell’accoglienza “senza articolare una posizione più completa e coraggiosa” non aiuta a risolvere il problema e consegna parte consistente dell’elettorato di sinistra alla deriva Salviniana. La sinistra non ha tempo, non può temporeggiare, la velocità degli accadimenti rischia di travolgere anche tutto il buon lavoro che sta facendo il governo Renzi. Certe correzioni, anche grandi, rispondono alla necessità di mantenere il consenso e cambiare questo paese senza che uno “tsunami demografico” finisca per consegnare al paese a una destra inetta e incapace. Mi auguro che su “occupazione e ambiente” e sul “fenomeno migratorio” si agisca senza paura. Diversamente, la mancanza di coraggio della sinistra, aiuterà lo schieramento politico di centro-destra ad assumere un ruolo di governo e sarebbe una tragedia per il paese.

    Schiavon Dante


Scrivi un commento